– servizio a cura di Giuseppe Ponterio –

Le opere d’arte custodite in un museo non documentano soltanto la storia e gli orientamenti socio-culturali delle istituzioni ospitanti, ma anche, e direi soprattutto, il legame che, nel corso dei secoli, esse hanno esercitato con la propria cultura di appartenenza.

Sono il riflesso di una sensibilità collettiva, nella quale la comunità ha potuto rispecchiarsi.

Afferma Alessandra Mottola Molfino, storica dell’arte: “Il museo è un deposito di emozioni”. Eppure se osserviamo il contesto italiano, stando al rapporto dello scorso anno della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, secondo cui il 90% di opere pittoriche, e non solo, è conservato nei magazzini, non è rischioso sostenere come “musei” tutti da scoprire siano proprio i depositi.

In Europa, emblematico è il caso del Depot del Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam.

Progettato dallo Studio MVRDV e inaugurato il 6 novembre 2021, è il primo deposito d’arte al mondo aperto al pubblico che rende fruibili circa 150mila opere. E’ stato realizzato principalmente perché il museo principale necessitava di un proprio deposito in grado di accogliere le opere che fino a quel momento giacevano in capannoni dislocati nell’hinterland.

Tra le novità del nuovo edificio, spiccano sia le scelte eco-friendly, pannelli solari, riciclo dell’acqua e luci a led, sia il superamento del tradizionale rapporto tra opera e osservatore: gli oggetti sono, infatti, agganciati a pannelli scorrevoli o protetti all’interno di teche di vetro sospese.

In questa ottica di ampliamento della fruibilità del patrimonio artistico del nostro Paese, anche l’acquisto di Palazzo Compagni da parte dell’Opera del Duomo di Firenze segna una tappa importante. Sebbene l’offerta, presentata lo scorso maggio, sia stata accetta dalla proprietà, il contratto definitivo di compravendita sarà stipulato entro il mese di febbraio 2023, come apprendiamo da una nota dell’Opera. La nuova sede di via Bufalini, adiacente alla parte retrostante del Museo, permetterà l’utilizzo di nuovi 4mila metri quadrati di superficie che, secondo le indicazioni, ospiteranno opere attualmente custodite nei magazzini e parte della collezione della Diocesi, la cui storia è strettamente connessa con quella del Duomo. Un’operazione, indubbiamente molto significativa sia sotto il profilo della restituzione alla comunità di tasselli della propria memoria storica, sia sotto quello dell’ integrazione e dell’arricchimento dell’offerta culturale.