– di Edoardo Abruzzese –

I fiori hanno da sempre rivestito una fondamentale importanza nel modo di comunicare tra le persone. Dillo con un fiore è un motto che si tramanda di generazione in generazione ed è sempre risultato un valido mezzo per esprimere un sentimento, in mancanza di parole.

Il linguaggio segreto dei fiori è l’ultimo romanzo di Vanessa Diffenbaugh, ma il tema è antico: elementi botanici in possesso di simboli religiosi sono presenti già nelle Metamorfosi di Ovidio e nell’Eneide di Virgilio; il Rinascimento li riscopre e li fa suoi.

Siamo a Firenze, nella Galleria degli Uffizi, davanti alla “Primavera” di Botticelli i: il quadro assolutamente più popolare tra i milioni di visitatori; una sfida, individuare i fiori e le piante dipinte e cercare di interpretarne il messaggio. Margherite e viole, garofani e gigli, fiori di camomilla, crescione, rose, ranuncoli, orchidee, il papavero rosso, quello tra la dea Flora e la ninfa Cloris…

Grazie all’aiuto di Carlo Ricceri dell’Erbario Centrale dell’Università di Firenze, anche in seguito alle operazioni di restauro del dipinto nel 2016, è stato possibile individuare almeno 40 specie botaniche in grado di offrire codici di decodifica.

Aveva già intrapreso il percorso Mirella Levi d’Ancona nel suo “Botticelli’s Primavera. A botanical interpretation” nel 1983, testo appena ripubblicato da Olshki.

Comunque, come afferma Rossella Sletter in un recente articolo,” Tutte le allegorie previste da Botticelli per celebrare l’amore divino o coniugale sarebbero andate bene per sottolineare come il Paradiso fosse già in Terra secondo le teorie neoplatoniche. Così la Lychnis alba, vicina ad una delle tre Grazie, parla di iniziazione di una fanciulla ai misteri dell’amore, mentre la Borago officialis, vicino a Venere, rappresenta la fonte della felicità. Lo ribadiva nel 1603 anche Cesare Ripa nella sua Iconologia, trattato sul linguaggio segreto delle piante, lo stesso usato da Botticelli”.