– a cura della redazione di OrientePress –

Noi della redazione di OrientePress per quanto sempre attenti e consapevoli di tutto quanto accade intorno a noi, abbiamo sempre scelto di stare in silenzio, non abbiamo gli strumenti necessari ad analisi complete ed obiettive, siamo una modesta testata portavoce di un territorio magnifico quanto limitato.

Ci sono però esempi della società civile che possono servire a capire e forse ad indicare qual è il senso di una affermazione assai diffusa, quanto vuota “ciascuno deve fare la sua parte”!

Questa volta abbiamo scelto l’ultimo dataroom di Milena Gabbanelli.

“Sappiamo tutto di Al Capone e della delinquenza italiana esportata negli Usa.

Quasi nulla dell’uomo che ha fondato l’impero finanziario più grande del mondo, pur considerando negativo aspirare ad accumulare molto denaro. Lo aveva anche quantificato: «Oltre i 500 mila dollari bisogna andare dallo psichiatra».

Il suo nome è Amadeo Peter Giannini, nato nel 1870 a San Jose, figlio di poverissimi immigrati liguri. Rimasto orfano di padre a 7 anni, a 12 inizia a lavorare di notte come facchino da un grossista di ortaggi, a 19 ne diventa socio, e nel giro di pochi anni il magazzino diventa uno dei più grandi di San Francisco. Nel frattempo, si sposa, fa qualche investimento immobiliare, e all’età di 31 anni decide di vendere le proprie quote agli altri soci per dedicarsi alla famiglia e vivere di rendita. Ma è qui che inizia la vera carriera di Giannini. Il suocero lo convince ad entrare nel consiglio d’amministrazione di una banca locale, la Columbus Saving and Loan Society.

Quello che vede non gli piace: i prestiti si fanno a chi i soldi già li ha e non ha difficoltà a restituirli, mentre tutt’intorno, migliaia di immigrati che vogliono far fortuna e hanno bisogno di qualcuno che gli dia fiducia, sono costretti ad andare dagli usurai, e pagare alle banche un tasso del 6% per mandare soldi in Italia. Dal suo lavoro con agricoltori e mercanti Giannini sa che interi gruppi sociali non possono aprire conti di risparmio o ottenere prestiti dalle banche nonostante siano persone operose che non prendono dei grossi rischi, e preme per allargare il credito a queste categorie, ma i dirigenti della banca gli dicono: «È così che funziona». Dalla banca si dimette, e con 150 mila dollari presi in prestito dal patrigno e un altro centinaio da una decina di amici, nel 1904 apre in un ex saloon Bank of Italy. I clienti se li va a cercare fra gli immigrati italiani e di tutti i Paesi: «Non tenete i vostri piccoli risparmi sotto al materasso, venite a depositarli in banca e io faccio prestiti a partire da 25 dollari per comprare sementi, tenere in piedi una lavanderia o sistemare il negozio, e come garanzia guardo i calli sulle mani». Per trasferire i soldi alla famiglia in Patria chiede solo il 3%. In un paio d’anni conquista la fiducia di tutta la popolazione attiva e i depositi superano il milione di dollari.

Il 18 aprile del 1906 il terremoto distrugge San Francisco. Nonostante devastazione e incendi Giannini riesce a portare in salvo dalle macerie la cassaforte con dentro monete, oro e titoli e, per proteggerla dai saccheggiatori, la nasconde sotto a un carico di ortaggi, su un carretto trainato da due cavalli. Mentre tutte le banche decidono di restare chiuse fino al ritorno della normalità, Giannini nel giro di una settimana apre sul molo un banchetto di legno con sopra l’insegna di Banca d’Italia e il cartello: «Business as usual». E poi informa tutti i suoi correntisti che la banca avrebbe continuato a prestare denaro a chi vuole ricostruire la casa o il negozio diroccati.

Quattro mesi dopo il San Francisco Examiner scrive: «North Beach è stato il primo quartiere ad aver ripreso il suo aspetto. In quattro mesi i residenti hanno rimesso in piedi 542 strutture». Molti citano l’intraprendenza e la rapidità di azione di Giannini come un fattore determinante nella ripresa di San Francisco. E dai rendiconti della Banca il 96% ha restituito i prestiti.

Negli anni successivi compra una piccola banca dopo l’altra, aggiungendo sportelli a Bank of Italy e seguendo lo stesso principio: aiutare chi non ha accesso al credito. «Ogni banca – dice – è un ente di servizio pubblico. Se non lo è, dovrebbe esserlo». Negli Usa all’epoca non esistono le Casse di risparmio o le Casse rurali come in Europa, ma ci sono istituti per facoltosi e benestanti. In 20 anni il capitale di Bank of Italy arriva a 300 milioni di dollari. Il 9 novembre 1924 il New York Times riporta l’annuncio che Giannini ha avviato un piano che consente ai dipendenti di diventare proprietari della Banca: «L’hanno costruita, dovrebbero possederla», dichiara. Giannini ha cominciato a distribuire ogni anno ai suoi dipendenti una «compensazione extra» da utilizzare, se lo desiderano, per comprare azioni della banca. «C’è una grande opportunità nella banca per ciascuno di loro, e penso che questo piano apra loro una grande speranza. Inoltre, l’iniziativa renderà l’occupazione in Bank of Italy ricercatissima, e ciò garantirà all’istituto un personale leale e vigile»

Non ha mai accettato un dollaro in più del suo stipendio. Il 24 gennaio del 1928, quando la Banca ha 289 filiali in California, Giannini rifiuta di accettare il 5% dei profitti della Bancitaly Corporation come sua quota dei guadagni, e li mette a disposizione dell’Università della California per lo sviluppo dell’agricoltura. La somma è di 1,5 milioni di dollari.

In quegli anni si è avvicinato all’industria del cinema che dalla costa est si è spostata a Los Angeles. Crede in Charlie Chaplin quando nessuno gli dava i soldi per produrre quello che è poi diventato il suo capolavoro: «Il monello». Chaplin gli chiedeva 14 mila dollari, Giannini si innamora della sceneggiatura e decide che non deve lavorare in economia: gliene dà 50 mila e chiede in cambio il 25% degli incassi. Quando la pellicola esce nelle sale, al botteghino Usa si classifica al secondo posto.

Nasce Bank of America!

La grande mossa arriva nel 1930, quando fonde Bank of Italy con Bank of America, una piccola banca di New York. Contro di lui tutto l’establishment bancario, che da tempo lo ostacola e sminuisce chiamandolo «il fruttivendolo italiano». Il suo business si allarga e i grandi banchieri, invidiosi dei suoi successi, continuano per anni a fargli una guerra spietata, fino ad accusarlo di falsificare i conti.

Durante la Grande Depressione degli Anni ’30, mentre molte banche falliscono perché hanno investito in azioni che si sono svalutate e non hanno più patrimoni, Bank of America non ne risente perché finanzia l’economia reale. La sua determinazione è sempre stata una sola: «Le buone condizioni di accessibilità al credito possono fornire ad artigiani e piccole imprese gli strumenti per crescere, e la loro crescita sarà la base per la crescita anche della nostra banca».

Oltre ai piccoli prestiti alle persone comuni, Giannini accetta anche clienti più rischiosi che vogliono investire nei vigneti, aiutando così l’industria del vino a svilupparsi.

Quando Walt Disney supera il budget per le riprese di Biancaneve, Giannini approva un prestito di 1,7 milioni di dollari. A lui si rivolge nel 1932 Joseph Strass, progettista del Golden Gate, che da 14 anni non riesce a trovare un finanziatore. Amadeo finanzia il progetto con sei milioni di dollari. A convincerlo è la certezza che il ponte avrebbe aiutato la popolazione di San Francisco a uscire dal clima di depressione economica che aleggia sulla città, e impone a Bank of America di non percepire alcun interesse.

Ha reso il credito ragionevole, vedendo la banca realizzare un profitto.

Giannini muore nel 1949 all’età di 79 anni. Bank of America è diventata la più grande banca del mondo, con un patrimonio di 7 miliardi di dollari e 526 filiali in più di 300 città degli Stati Uniti.

Alla sua morte, il New York Times scrive: «Un accurato inventario dei suoi beni ha stabilito che ammontano a 489.278 dollari, una piccola somma per un uomo della sua statura e del suo successo». Nel testamento, di sei pagine, Giannini lascia tutto alla Bank of America-Giannini Foundation, un fondo filantropico fondato nel 1945, il giorno del suo settantacinquesimo compleanno, destinato a promuovere la formazione dei dipendenti e a finanziare la ricerca medica.

E conclude scrivendo «non teorizzate sul bene, fatelo».

Oggi se si va sul sito di Bank of America e si digita «Giannini», non esce niente.