di Sofia Porcino – Al primo posto  nel rapporto dell’Agenzia Regionale di Sanità sul consumo dell’alcool in Italia: alla Regione Toscana spetta  questo negativo primato a pari merito con la Valle d’Aosta, un ex-equo che non alleggerisce le colpe,  il proverbio “mal comune mezzo gaudio” in questo caso non ha infatti valore.

In Toscana la quota di bevitori di almeno una bevanda alcolica (vino, birra, liquori, aperitivi alcolici ed amari) è pari al 73% (84% maschi e 62,9% femmine) contro il 69,1% (83,2% maschi e 56,1% femmine) della media italiana.

I dati sono chiari e le percentuali preoccupanti, soprattutto se si osserva quella relativa al consumo di alcool da parte della popolazione femminile toscana: il 9,6% delle donne consuma una quantità di alcolici che mette a rischio la sua salute, una percentuale superiore alla media nazionale che è del 7,3%.

Bisogna comunque segnalare il risvolto positivo dell’indagine che evidenzia una leggera diminuzione dei bevitori dal 2001 ad oggi; in Toscana meno 3% negli adulti di entrambi i generi, cala il consumo anche tra i più giovani (11-13 anni).

Ampliando la panoramica sulla situazione mondiale rispetto all’uso/abuso di bevande alcoliche ciò che ne risulta non è confortante. Circa due miliardi di persone nel mondo consumano bevande alcoliche, 76 milioni presentano una patologia alcool-correlata,  2,5 milioni di morti ogni anno sono attribuibili all’alcool, tra questi 320.000 giovani di età compresa tra 15 e 29 anni: queste sono le cifre fornite dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il consumo eccessivo di alcool ha conseguenze nocive sulla salute: esiste una correlazione con più di 60 malattie (tumori della cavità orale, tumore del fegato, cirrosi) e importanti ripercussioni sul piano sociale come omicidi, risse e incidenti stradali, spesso mortali.

I numeri da capogiro dovrebbero  far riflettere ed agire chi di dovere. Dove sono le campagne informative? Si investe sulla prevenzione? Ci sono adeguati controlli sulla vendita di alcool ai minori? Nelle scuole si parla dei gravi problemi causati dall’alcool? Si mette in guardia da questo ”mostro” di facile reperibilità? Oppure “qualcuno” è interessato a far restare le cose come sono perché i proventi della vendita degli alcolici fanno troppa “gola”?

Con molti interrogativi, evidentemente troppi, ci lasciano questi dati, segno tangibile della mancanza di adeguate ed efficaci politiche sociali.

Siamo o non siamo in campagna elettorale?