di Claudio Molinelli – Si è conclusa l’11 novembre scorso la seconda edizione di Florens – Biennale internazionale dei Beni Culturali e Ambientali, laboratorio internazionale di economia e cultura.

La rassegna dal titolo, Cultura, qualità della vita, è stata organizzata dalla Fondazione Florens, un ente no profit che promuove lo sviluppo delle conoscenze nei campi dei beni culturali, ambientali e dell’industria creativa, intesi come motore di progresso e di sviluppo economico: oltre 40 convegni, mostre e installazioni urbane, con la partecipazione di 350 relatori da tutto il mondo.

Di particolare interesse per la città di Firenze è stato il convegno: “Firenze e la banca mondiale delle conoscenze tradizionali”. In un crescendo generale di considerazione, anche l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza delle conoscenze tradizionali e ha deciso di istituire una banca dati mondiale per gestire al meglio l’immenso patrimonio di conoscenze confluito nell’Itki, Istituto internazionale conoscenze tradizionali. L’idea è che Firenze sia la sede dell’Istituto e della banca, recuperando a questo scopo lo storico edificio delle gualchiere di Remole, di proprietà del Comune di Firenze, ma situato nel territorio comunale di Bagno a Ripoli.

Tema centrale del convegno la nozione di paesaggio come risultato dell’azione operata dall’uomo sull’ambiente attraverso tecniche e conoscenze, da preservare, recuperare e attualizzare; le conoscenze delle antiche civiltà sono una lezione fondamentale per il presente e un prezioso insegnamento per il futuro. Il paesaggio deve essere considerato un bene comune che costituisce l’identità di una comunità; l’istituto e la banca dati hanno quindi la vitale finalità di mantenere la tradizione e le conoscenze che hanno adattato il paesaggio nel corso dei secoli.

Gli interventi dei relatori fotografano differenti situazioni nel mondo, unite dalla ricerca comune della tutela delle risorse ambientali. Pietro Laureano, architetto e consulente UNESCO, moderatore dell’incontro, ha parlato del recupero dell’abitabilità dello straordinario sistema di grotte di Matera dopo un periodo di abbandono. Philip Ole Sironka, consulente per la Fao del Kenia, ha illustrato le tradizioni del popolo Masai, legate all’allevamento del bestiame, denunciando la progressiva erosione dei consolidati meccanismi di condivisione, che rende quanto mai necessaria la difesa delle pratiche tradizionali. Suzanne Fish, antropologa e archeologa dell’Università dell’Arizona, parlando dei suoi studi sull’area di Tucson ha sottolineato come il mantenimento dell’acqua sia sempre stato determinante, portando alla luce un sistema di canali risalente a 3500 anni fa; attualmente lavora a un progetto di oasi nel deserto di Tucson. Hiroshi Nawata, professore giapponese, ha fatto il punto sulle tecniche usate per combattere la desertificazione nel Sudan.   Infine Luciano Bartolini, sindaco di Bagno a Ripoli, ha ricordato che il suo comune è tra i fondatori dell’Istituto di conoscenze tradizionali, tracciando una breve storia delle gualchiere di Remole, importante sito d’archeologia industriale, dove sfruttando l’energia creata da un dislivello dell’Arno, si batteva la lana garantendo alla Firenze rinascimentale una notevole ricchezza. Le gualchiere, oggi abbandonate, sono un simbolo del perfetto connubio tra uomo e ambiente, e perciò sarebbero una sede ideale per l’Istituto, e in questo senso si lavora a un progetto di recupero dello storico edificio.

Bartolini sottolinea il passaggio odierno del concetto di conoscenza da fattore culturale a strumento di gestione concreta del territorio, in una nuova visione del paesaggio che si può configurare come una vera e propria rivoluzione culturale.