a cura della redazione di OrientePress – foto di Beatrice Granucci –

Un periodo confuso, spesso malinconico… poi , come in un vecchio film, i “risvegli”!

E’ quello che è accaduto ieri sera al Teatro Cantiere Florida di antica e gloriosa memoria fiorentina!

Ci sono volti, gesti, espressioni che fanno davvero la differenza! E favoriscono la realizzazione di un clima umano oggi così auspicabile!

Il nostro giornale non si è mai occupato di politica, o per lo meno di politica “tradizionale”, pur avendo manifestato, in sordina, più volte il suo pensiero!

Oggi abbiamo scelto di pubblicare la lettera di una “cittadina” del nostro Paese, un documento dell’incontro di ieri sera: sta ai lettori interpretarne la motivazione!

Mi rimase impressa la sua commozione, Presidente, in mezzo a quella gente disperata colpita da un terremoto devastante.

Era il novembre 1980, avevo solo 8 anni, ma sapevo già che essere il Presidente della Repubblica era un ruolo molto importante.

Lo feci un po’ per gioco, un po’ per quella voglia di diventare complice e partecipe di quella tristezza e disperazione che leggevo negli sguardi di babbo e mamma che con occhi lucidi seguivano i telegiornali, quei telegiornali dove ancora si respirava il diritto di libertà di stampa, come sancito dalla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea.

Sì, Presidente, è andata proprio così: io scrissi quella semplice lettera dove parlai con il cuore e la purezza dei bambini, esprimendo il mio stupore nel vedere un uomo così importante, e allo stesso tempo vulnerabile nelle emozioni, ricco nei sentimenti, deciso nella fermezza delle parole, concreto nell’agire, con e per gli altri.

Quella semplice lettera che i miei genitori le indirizzarono, perchè convinti che quel gesto mi trasmettesse l’importanza dei ruoli politici e istituzionali, trovò la sua risposta che pervenne a casa mia una mattina di tre mesi successivi.

La squillante voce del postino “posta da firmare” ed il viso rosso di mamma che veniva verso di me, mi fecero capire subito che qualcosa di eccezionale stava accadendo.

Mamma, con voce emozionata, esclamò “ Bea, ma sai chi ti ha risposto? Il Presidente della Repubblica!”

Aperta la lettera, Presidente, mi commossi anche io per le parole che stavo leggendo, ma ciò che mi colpì nel profondo fu la firma: “ Tuo, Sandro Pertini”.

Quell’avermi dedicato tempo, quella capacità di ascolto, quella scelta di non sentirsi “primo cittadino”, ma un cittadino del Paese, quella fermezza politica, quella solidità umana, hanno rafforzato in me il rispetto verso le Istituzioni ed il valore della politica, unite all’importanza della coerenza decisionale di cui oggi, signor Presidente, in questo mio nuovo cammino, voglio fare tesoro e obiettivo di scelte precise.

Rivolgo così il mio sguardo al futuro, agli scenari complessi del mondo globalizzato, dove non esistono solo nuovi problemi, ma nuove opportunità, che assicurano all’Italia, una democrazia libera e forte.

Una democrazia intesa come partecipazione, inclusione, solidarietà, autogoverno, ma anche capacità di scelta, assunzione di responsabilità verso il bene comune: con questa convinzione, si afferma il riconoscimento e l’ampliamento dei diritti della persona, dei valori e delle potenzialità delle donne, delle speranze dei giovani, dell’esperienza degli anziani, del lavoro, intelligente, di ciascuno, e di tutti, perchè la libertà di ognuno sarà tanto più effettiva, quanto più i diritti di tutti saranno garantiti.

Grazie, Presidente, per tutto quello che ci ha donato!

Con affetto

tua Beatrice Barbieri.