di Edoardo Abruzzese

Il rapporto tra letteratura e guerra è sempre sato molto avvertito nella storia russa.

Ma in che maniera i grandi maestri russi interpretavano i conflitti? Da Tolstoj a Pasternak, spunti e riflessioni sull’atrocità della guerra. Per scoprire che molte considerazioni potrebbero essere attuali ancora oggi.

Il conflitto in atto in Ucraina pone spinose questioni etiche, e ci costringe a riflettere sulle cause, sul senso e sulla ammissibilità dell’uso della forza militare: che cosa significa essere un soldato?

Tra le tante testimonianze abbiamo scelto una affermazione di Boris Pasternak ( Lettere, vol.10).

“Dovremmo elevare e animare la nostra epoca contemporanea per far sì che ognuno dei giorni che viviamo diventi più prezioso, che dispiaccia perderlo e privarsene, affinché la vita divenga così attraente, colma di spiritualità e piena di ispirata bellezza che non possa sorgere il desiderio devastante di uccidere o di suicidarsi. Non conosco e non riesco a immaginare alcun’altra maniera di opporre resistenza alla guerra”.

In una recente intervista a Ezio Mauro, Svetlana Aleksandrovna, scrittrice in lingua russa, nata da madre ucraina e padre bielorusso, premio Nobel per la lettratura nel 2015, ha ripercorso tutti gli aspetti di questo conflitto tra quattro nature, entrate in guerra tra di loro.

Il ritorno alla figura del “soldato” è frequente e spesso rimane senza risposta!

E mentre marciavi con l’anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore.

Ancora una volta è Fabrizio De André a cogliere nel segno!

C’è un quadro alla National Gallery di Londra, ” Soldato morente” , del quale non è chiara l’attribuzione, catalogato come ” Olio su tela di artista italiano della prima metà de XVII secolo”.

Tomaso Montanari ne analizza con cura la figura e il contesto ” Un soldato sul punto di morire.. Composto come un ballerino…E’ quasi l’alba, il cielo si rischiara. Ma la lanterna ha finito l’olio, si spegne… la fragilità umana, la facilità di spezzare una vita (…)” Come non vederci i corpi senza vita dei soldati russi mandati al massacro. E quelli dei soldati ucraini, che nè il loro governo, nè i nostri riescono a salvare. Sono tutti uguali nella morte” (…)

E concludo!

“Chiunque abbia mai guardato negli occhi vitrei di un soldato morente sul campo di battaglia dovrebbe pensarci bene prima di iniziare una guerra”. (Otto Von Bismark)