– servizio a cura di Sergio Bedessi –

 Lunedì, 6 agosto 2018, un giorno funesto, da ricordare per sempre: due tragedie, un unico comune denominatore.

Mentre sull’autostrada A14 all’altezza di Borgo Panigale, intorno alle 13.52, un’autocisterna tamponava un tir, provocando prima un incendio e poi una enorme esplosione che produceva ben 145 feriti ed un morto, oltre a danni ingentissimi, nello stesso giorno 12 giovani lavoratori, veri e propri nuovi schiavi del capolarato della raccolta dei pomodori, ammassati e trasportati in violazione di ogni norma di legge su un furgone con targa bulgara adibito a trasporto merci, perdevano la vita in un altro incidente stradale nelle campagne del foggiano.

Tanto per il primo incidente quanto per il secondo gli organi di informazione hanno parlato di distrazione, di colpo di sonno del conducente, per giustificare l’accaduto; in definitiva di colpa singola.

Certamente la colpa spicciola dell’accaduto è in ambedue i casi dell’autista, morto, non c’è alcun dubbio.

In particolare le immagini e i video dell’incidente sulla A14 lo mostrano chiaramente: l’autista non fa alcun accenno di frenare ed impatta violentemente con il mezzo che lo precede, da cui l’incendio e quindi l’esplosione, dovuta al materiale trasportato. Nel secondo caso le testimonianze parlano chiaro: il furgone ha invaso la corsia opposta e l’ha percorsa malgrado il conducente che sopravveniva segnalasse in tutti i modi l’errore.

Questi terribili incidenti, al di là delle esternazioni dei politici che sono sempre a posteriori e non mancano mai in questi casi, dovrebbero fare riflettere su altri aspetti ben diversi.

Questi incidenti accadono perché sulle strade italiane il controllo, il vero controllo, non c’è, e non c’è per vari motivi.

Infatti la probabilità che questi mezzi vengano effettivamente intercettati e controllati periodicamente da un organo di polizia stradale è così bassa che è praticamente inesistente, con quel che ne consegue.

La colpa non è degli organi di polizia, che certamente fanno già molto, ma di un insieme di fattori sui quali vale la pena fare un ragionamento.

Innanzitutto per anni si è disinvestito da parte dello Stato e quindi anche degli organi di polizia, riducendoli ai minimi termini, facendoli invecchiare, riducendo la formazione specifica che è il loro patrimonio necessario per essere operativi.

Va poi detto che i controlli, già scarsi a livello complessivo del Paese, sono anche fortemente spostati sulle autovetture anziché sui mezzi di trasporto merci. Perché questi ultimi non vengono controllati in modo così serrato, controllo che porterebbe effettivamente ad una prevenzione riguardo ad incidenti come quelli accaduti?

Perché pochi fra Polizia Municipale (che effettua la maggior parte dei compiti di polizia stradale al di fuori delle autostrade e delle grandi direttrici), Polizia Stradale e Arma dei Carabinieri conoscono a fondo la normativa sull’autotrasporto merci. Perché pochi conoscono la normativa ADR (trasporto merci pericolose). Perché quasi nessuna delle Polizie Municipali è attrezzata con la strumentazione adeguata per il controllo del cronotachigrafo digitale, cosa che servirebbe a verificare il rispetto dei tempi di guida e di riposo.

Si vogliono evitare i colpi di sonno? Si controlli a tappeto il rispetto dei tempi di guida e di riposo dei conducenti di veicoli adibiti ad autotrasporto merci!

A tutto questo si aggiunga la scarsità delle pattuglie della Polizia Stradale in autostrada. Quante sono in una singola tratta autostradale? Perché, visto che paghiamo l’autostrada, non si costringono le società autostradali (che grazie ad una convenzione pagano i mezzi della Polizia Stradale che opera sulle loro tratte) a pagare anche le assunzioni dei poliziotti???

Ancora. Lo sanno che vicino alle frontiere (ormai non più presidiate) i camionisti esteri entrano in Italia utilizzando strade secondarie ed evitando le autostrade, così evitando i pochi controlli che la Polizia Stradale riuscirebbe a fare?

I cittadini lo sanno che il controllo sui veicoli stranieri (nell’incidente nel foggiano dove hanno perso la vita 12 poveri cristi il furgone aveva targa bulgara) è difficilissimo, sia per un motivo di mancata formazione degli operatori di polizia su questo tema, sia perché l’Europa, di fatto, impedisce l’accesso ai dati dei veicoli immatricolati in Paesi diversi da quello dove circolano!

Poi si dice che i 12 giovani venuti dall’estero fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare: ovvio, nessuno, che conosce i propri diritti, vuole essere pagato 3 euro per raccogliere 370 kg di pomodori. Sfruttamento mascherato da accoglienza, politiche neoliberiste sostenute da chi invece avrebbe dovuto tutelare questa gente, nuova schiavitù sotto la veste insanguinata del buonismo.

Tutto questo in un Paese prigioniero delle lobby degli autotrasportatori, che anziché investire sul trasporto ferroviario, così eliminando alla radice il problema degli incidenti, ha continuato ad investire nel trasporto su gomma, peraltro in modo pessimo (si pensi alla variante di valico della A1 – che ha creato una doppia autostrada, già piena di buche – senza pensare a riservare una delle due alle automobili per evitare incidenti con l’autotrasporto merci).

Alla fine della fiera, per l’ennesima volta, pagano solo i morti.