Il cammino del ritorno alla felicità…
– a cura della redazione di OrientePress – foto di Edoardo Abruzzese –
Ci ha accompagnato Anchise Tempestini, storico dell’arte di fama internazionale, di rara sensibilità e cultura.
Primo incontro, il 2 maggio alla Libreria Gioberti – La Libreria del profumo, a Firenze, del Seminario ” Il linguaggio dei fiori: doposcuola in giardino” promosso dall’Associazione I profumi di Boboli in collaborazione con il Giardino dell’Iris.
Un excursus dettagliato e partecipato sull’origine e sulla evoluzione di un concetto, una chiave di lettura sempre valida ed attuale.
E’ nel Giardino dell’Eden, il Paradiso terrestre, che Dio crea il primo uomo e la prima donna, i progenitori di tutta l’umanità. A loro l’Onnipotente fece dono di quel luogo meraviglioso e di tutti gli animali e le piante che lo popolavano, perché godessero dei loro frutti e vivessero in assoluta felicità.
Un luogo di pace, armonia, dove tutte le razze di animali convivono pacificamente, dove nessun fiore è velenoso. La sofferenza ne è bandita, come la fatica, la malattia, il dolore.
La morte non può entrare nel Giardino dell’Eden, nel quale fiorisce e dà frutto l’albero della vita.
Quando pensiamo al Paradiso terrestre non dobbiamo immaginare un luogo incolto e selvaggio: e qui comincia il nostro cammino …nell’antichità i giardini erano luoghi recintati nei quali la vegetazione era regolata in modo razionale.
Viene da pensare che anche la scelta di creare un giardino e dare vita al suo interno al primo uomo rientrerebbe nel piano preciso di Dio.
Il giardino rappresenta da sempre il punto di contatto tra Uomo e Natura ed è per questo che le sue origini risalgono alle grandi civilta’ del passato.
Sumeri, Greci, Romani, paradisi delle delizie e giardini Zen…
Nel corso del XVI secolo l’Uomo è posto al centro della speculazione filosofica e quindi anche l’arte dei giardini si conforma a questa nuova visione.
Ed è questo il periodo in cui il giardino si separa definitivamente dall’antico orto, per cui il primo sarà il luogo dove ammirare la bellezza della Natura, il secondo quello dedicato al lavoro.
Arriviamo così al periodo fondamentale per la nascita dell’idea moderna di giardino.
L’Italia, e Firenze in particolare, è il luogo di origine dell’Umanesimo e del Rinascimento: l’idea, sviluppatesi in ogni tipo d’arte, che l’uomo è al centro del mondo ed è dominatore della natura.
Come dice Leon Battista Alberti l’arte è superiore alla natura, ne medica e sfugge le imperfezioni: disciplina la realtà in forme ordinate e perfette generando, così, armonia.
L’ordine divino si rispecchia in forme composite: esempio superbo è il Giardino di Boboli!
Osservando il mondo geometrico del giardino, i prati fioriti, i frutteti ordinati, i nobili fiorentini trovano assicurazione del loro ottimismo per il futuro e della loro fiducia nei confronti dell’uomo, conversando possono godere della “bellezza”, così cara ai Medici, e delle allegorie presenti nel giardino che servono a glorificare la dinastia dominante.
Boboli rappresenta la celebrazione della natura circostante: anche l’uomo è Natura!
Si vuole raggiungere uno spettacolo visibile da tutti, grotte, isole, statue, composizioni allegoriche…
Basti pensare all’anfiteatro, agli effetti prospettici del viale e dell’isola!
Nel realizzare un giardino, – sostiene De Précy – l’uomo deve restare in ascolto della Natura, del genius loci, non forzare, ma assecondare le forze che vi operano, mettendosi al loro servizio e riallacciando così un legame indistruttibile, il quale lo ripagherà regalandogli il piacere più compiuto e nello stesso tempo inesauribile, lo spettacolo della vita e delle stagioni.