di Nadia Fondelli –

Ormai è assodato. L’alimentazione base del presente e del futuro è nella verdura e nella frutta. Lo dice la nostra cara e vecchia dieta mediterranea, ma troppo spesso lo dimentichiamo nella rincorsa a modelli e stili di vita che danneggiano la salute, ma sono tanto comodi.
La massificazione piace e parlare di buone regole e di buon cibo è argomento fastidioso anche se, facendo due conti, il costo sociale di cattive politiche è un boomerang assassino e un vitalizio per pochi.
Malattie cardiovascolari, metaboliche e neurodegenerative erano sconosciute pochi decenni fa quando sulla tavola la carne scarseggiava, i prodotti lavorati non esistevano, i legumi erano la bistecca dei poveri, e frutta e verdura non mancavano mai.
E’ stato comodo e facile distruggere l’economia di micro produzioni contadine di cui nessuno si sarebbe interessato e oggi ne paghiamo il conto.
Abbiamo affossato l’economia che ha fatto risorgere l’Italia dalle macerie della guerra. Quella contadina sacrificata in nome del progresso che oggi può essere la chiave per un futuro migliore.
Non un vero ritorno al passato, sarebbe impossibile, ma un passato rivisto in chiave moderna per curarsi e non ammalarsi mangiando.
La frutta dimenticata ritorna così ad avere un seppur piccolo (e ci auguriamo in crescita) numero di produttori e seguaci ben consci di dover trovare la chiave di volta per non essere dei Don Chisciotte qualsiasi.
E pensare che in poco più di un ventennio siamo stati capaci di azzerare un patrimonio unico: primo Paese al mondo a produrre pesche, pere e kiwi; avere ben oltre 170.000 varietà vegetali commestibili (la Gran Bretagna seconda a noi ne ha 2100) e oltre 120 varietà di grani quando un colosso come gli Usa ne ha solo sei.
E di frutti dimenticati da rilanciare se ne sta occupando Londa: paese conosciuto per la sua celebre, succosa e ormai introvabile
pesca regina.
La tardiva settembrina a cui il paese mugellano ha da sempre dedicato la sua festa e che insieme alla cotogna che si coltivava dalle parti dell’odierna via di Villamagna a Firenze rimangono tracce, insieme a numerose altre varietà solo nei dipinti di Bartolomeo Bimbi testimone con le sue tele di come la frutta e le sue mille varietà fossero invece conosciute e rispettate sulle tavole rinascimentali.
Sulle rive del lago di Londa, ai piedi del Falterona e della sua foresta che copre quasi tutto il territorio è partita forte una richiesta di sostegno alla stampa specializzata da parte di un’amministrazione lungimirante che tanto sta facendo in termini di sostegno e formazione per riprendere in chiave moderna una produzione che determina un economia.
Il professor Valter Nencetti docente di agraria dell’Università di Firenze e londese doc sta facendo tanto grazie al supporto dell’attento sindaco Murras e dell’associazione Resistenza Contadina per far conoscere e capire quella che è un’ economia da cui poter ripartire.
Incontri e lezioni molto partecipate che offrono spunti e suggerimenti ai giovani-nuovi contadini.
Una formazione andata avanti tutto lo scorso inverno e che riprenderà in autunno a cui hanno partecipato persone giunte non solo da Londa, ma anche dal Mugello, la Valdisieve e la vicina Romagna.
Gli argomenti della formazione? Come costruire una filiera corta di successo, come “combattere” contro le varietà costruite in laboratorio; come diversificare le produzioni, come affrontare la (tanta) burocrazia del settore agricolo, come far fronte ai cambiamenti climatici, come difendersi dai danni che può procurare la selvaggina, quali piante resistenti ai parassiti mettere a dimora, come etichettare e creare pakaging di design ed ecosostenibili, come invogliare gli chef-divi a riportare la frutta nei loro menù!
Un programma ambizioso e lungimirante quello dell’amministrazione che già ha dato vita a un autentico mercato a km. 0 che si svolge tutti i sabati mattina e dove non solo si acquistano prodotti freschissimi direttamente dai produttori, ma dove si è instaurato un rapporto personale, diretto e confidenziale fra produttore e consumatore attraverso scambi di conoscenze e tradizioni.
Tanto fermento a Londa per rilanciare la frutta dimenticata.

Noi crediamo che la strada intrapresa, anche se lunga e faticosa, sia quella giusta.