– di Giuseppe Ponterio –

Il mondo attuale può ancora ritenersi “buono”, così come concepito in origine?
Una riposta a questa domanda credo si possa rintracciare anche nell’esordio del romanzo pedagogico di J.J. Rousseau “Émile ou de l’education”: “Ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle cose; ogni cosa degenera nelle mani dell’uomo”.
E il cambiamento climatico, così come il depauperamento progressivo delle risorse del pianeta, sono gli effetti, ormai allarmanti, di un’umanità troppo spesso indifferente o, peggio, dannosa.
In questa sede ho scelto l’ottica di intravedere la luce in fondo al tunnel, attraverso l’impegno di singoli e di comunità come quella di Greenaccord Onlus, che da anni si occupa di “formare” l’informazione per la salvaguardia del “creato”.
Il prossimo appuntamento, il XVI, è a Bari l’ 1,2,3 ottobre prossimo: “Nessuno si salva da solo”, il tema che ripropone la necessità di far fronte comune in difesa dell’ecosistema.
Ma non solo! Il G20 dell’Agricoltura, in programma a Firenze il 17 e il 18 ottobre, è un’altra occasione per parlare di eco-sostenibilità , per intavolare un dibattito critico mondiale di ripianificare, al tempo stesso, l’economia in un’ottica a impatto zero: sostenibilità e resilienza dei sistemi agroalimentari, il contributo all’agricoltura dei Paesi in ritardo rispetto all’obiettivo “fame zero” , la totale accessibilità al cibo.
E poi la lotta allo spreco e l’educazione alimentare: sicuramente progetti ambiziosi , sfide tanto coraggiose quanto ardue, soprattutto se lette alla luce dei dati, a dir poco preoccupanti, forniti dalla FAO.
Basti pensare che secondo l’organismo internazionale, gli sprechi alimentari sono responsabili del 6% delle emissioni di gas serra e ogni anno sono 1,6 i miliardi di tonnellate di cibo sprecato. Ridisegnare i propri sistemi produttivi, all’insegna di un’economia “verde”, rimane l’unica soluzione che i governi dei Paesi hanno se si vuole, sul serio, preservare il Creato e lasciare in eredità, allo stesso tempo, una Terra migliore alle nuove generazioni.
Un segnale forte, in questa prospettiva, è arrivato lo scorso 31 agosto dal mondo cattolico: la firma della prima Diocesi in Italia, quella di Bolzano – Bressanone, guidata dal vescovo Ivo Muser all’Alleanza europea per il Clima; organismo attivo dal 1990 a livello internazionale in difesa dell’ambiente.
“Che cosa possiamo fare? Che cosa dovremmo fare? Che cosa dobbiamo fare? L’errore più grande sarebbe quello di non fare niente!”.
La Chiesa altoatesina, è ancora una volta all’avanguardia : era il 1978, infatti, quando l’Assessorato all’Istruzione, alla Formazione e alla Cultura in lingua italiana editò, e ne promosse la divulgazione nelle scuole, della rivista “Pagine di ecologia”.
“Cerchiamo di evitare sia i toni enfatici o laudativi che quelli drammatizzanti e di sconforto. Continuiamo ad avere fiducia nell’uomo e nella natura e confidiamo che alla euforia della chimica, dell’energia, della urbanizzazione e del consumo selvaggi ( e possiamo aggiungere, oggi, della tecnologia) succeda un uso più meditato delle risorse e dell’ambiente naturale”.
Così scriveva il suo Direttore responsabile Remo Ferretti.
E vorrei chiudere con il messaggio universale del “Laudato si “ di Papa Francesco.
“Si rende indispensabile creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno economico finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia”.