– servizio a cura di Maddalena Del Campo –

Il “Focus Mafia in Toscana 2018’ realizzato dalla Fondazione Antonino Caponnetto, e appena presentato, registra alle fine del mese di marzo 2018 ben 132 gruppi criminali in Toscana

nei cui confronti sono stati eseguiti dei provvedimenti e si stima in 15 miliardi di euro il fatturato della mafia nella nostra regione. Ce n’è abbastanza per dire che la Toscana è terra di criminalità organizzata ed è in parte colonizzata dalla mafia. Di qualche giorno fa il sequestro nel porto di Livorno di 2 quintali di eroina, le ‘ndrine lo utilizzano per i propri traffici e quando un’organizzazione criminale usa un porto, in parte lo controlla.

La stessa Fondazione Caponnetto che si dichiara proprio oggi al fianco di Paolo Borrometi.

Lo sai che ti dico? Ogni tanto un murticeddu [morto] vedi che serve… per dare una calmata a tutti. Un murticeddu, c’è bisogno, così si darebbero una calmata tutti gli sbarbatelli“.

Questa la trascrizione di una intercettazione telefonica di un colloquio fra i boss di Pachino che progettavano un attentato a Paolo Borrometi, direttore del giornale on line la Spia e collaboratore dell’agenzia Agi.

Borrometi, sotto scorta per altre pesanti minacce ricevute, da anni racconta fatti e misfatti della mafia di Pachino e non solo. Queste parole sono finite nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere tre persone, una quarta è ricercata.

Ancora, le intercettazioni evidenziavano la condivisione di propositi criminali tra Vizzini Giuseppe e Giuliano Salvatore, vicino al clan Cappello, nonché il comune interesse alla difesa della ‘reputazione‘ .

Ma chi sono i clan Giuliano e Cappello?

Il clan Giuliano e la sua forza sono ben esemplificate nel rapporto del 1° sem 2017 della DIA :

nei territori di Cassibile e Pachino operano rispettivamente il clan Linguanti (rappresentante in quella fascia di territorio di una filiazione del clan TRIGILA) ed il clan GIULIANO (fortemente legato ai già citati Cappello), di cui si colgono segnali di riorganizzazione. Proprio nei confronti di un elemento di spicco dei Cappello, imprenditore siracusano operante nel movimento terra e nel trasporto merci, nel mese di giugno la D.I.A. di Catania ha confiscato beni per oltre 1,3 milioni di euro, su provvedimento del Tribunale di Siracusa. Anche nella provincia in esame, il traffico e lo spaccio di stupefacenti rimangono settori essenziali nelle strategie dei clan aretusei, al punto da polarizzare gli interessi di più gruppi criminali. Emblematica, al riguardo, è l’operazione “Aretusea”, conclusa nel mese di aprile dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri, che ha fatto luce su come tre sodalizi, capeggiati da elementi di spicco del clan Urso-Bottaro-Attanasio, abbiano operato in stretta collaborazione, per monopolizzare le piazze di spaccio del capoluogo. Da segnalare, ancora, i consistenti rinvenimenti di sostanze stupefacenti sulla costiera siracusana, prospiciente alla fascia jonica”.

Anche OrientePress è al fianco di Paolo Borrometi!