di Irene Ceccherini

foto di Edoardo Abruzzese, 2015

 

Ho 18 anni e frequento l’Istituto d’Arte di antica memoria!

Fra le esperienze purtroppo sempre più frequenti, e non solo all’interno della mia scuola, c’è quella dei controlli sull’uso e spaccio di sostanze stupefacenti all’interno degli edifici scolastici da parte di poliziotti con unità cinofile:  situazioni di enorme disagio che scatenano forti polemiche su tutti fronti, con il risultato che in molti casi sono i presidi stessi a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

E’ molto triste vedere portar via ragazzi, come te,  in manette  soprattutto in un luogo demandato per sua natura da sempre per informare, apprendere e maturare.

E ‘ vero:  accade spesso che durante la ricreazione o all’uscita di scuola avvengano scambi di sostanze illegali come la marjiuana ma non è il  ‘’pugno di ferro ’’ di  certi presidi che può impedirlo:  io credo che il dialogo e la prevenzione possano raggiungere risultati migliori.

L’umiliazione che  viene inflitta a un ragazzo o una ragazza  è spesso sottovalutata: viene a mancare improvvisamente  la fiducia in una istituzione dalla quale ci si aspetta comprensione e tutela.

L’insieme dei comportamenti  improntati al rispetto della legalità  vengono percepiti come abusi immotivati di potere da parte delle forze dell’ordine  nei confronti di compagni di scuola e di classe; quello che tutti gli studenti chiedono è di essere ascoltati dal proprio capo di istituto, al quale chiediamo e vogliamo dare fiducia, perché se manca quella ci saranno sempre incomprensioni con la conseguenza di scontri e lotte.

L’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani e i giovanissimi purtroppo, è sempre più diffuso; l’idea di partenza è che possa servire  ad apparire più grandi, in un contesto storico in cui l’immagine è tutto, o quasi, più forti agli occhi dei compagni e degli amici; in alcuni casi servono invece le ‘’ scuse ‘’, essere depressi, volersi tirare su di morale, provare nuove sensazioni, posizioni tutte sbagliate.

Il ragazzo che prova stupefacenti , spesso, non si rende neanche conto a cosa sta andando incontro, alla gravità della situazione che potrebbe sfuggirgli di mano: e qui entra in argomento la relazione familiare, a volte la superficialità, spesso inconsapevole,  della famiglia verso problemi che potrebbero essere tranquillamente risolti con il dialogo diventa la drammatica causa della deriva.

I ragazzi si sentono sempre di più abbandonati a loro stessi, in famiglia come a scuola, così ha inizio la ricerca di identità attraverso compagnie sbagliate e  frequentazione di  luoghi poco opportuni. Così il rischio di fare gravi sbagli è altissimo con la terribile conseguenza di essere poi etichettati  come ‘’ drogati senza futuro ‘’ .

Certamente una soluzione possibile potrebbe essere, prima di tutto, l’ascolto, anche l’ascolto dei silenzi: un adolescente  si “ribella” quando non viene ascoltato abbastanza e con il suo modo di essere “trasgressivo” sta solo chiedendo aiuto.

D’altro canto sarebbe auspicabile che anche la scuola facesse la sua parte come luogo educativo e formativo, non ricorresse all’uso della  repressione bensì al profondo  e attivo coinvolgimento degli studenti ,a partire proprio da coloro che mostrano di avere più bisogno di attenzione: quelli che vengono considerati i peggiori!