– a cura della redazione di OrientePress –

Non solo memoria, ma riflessione sul presente e occhi puntati sul futuro.

All’iniziativa odierna dello Spi Cgil Toscana le voci di chi votò per la prima volta il 2 giugno 1946.

Ho 96 anni compiuti. Ricordo con molta emozione il giorno in cui noi donne per la prima volta abbiamo potuto votare, e così dare inizio al corso democratico della nostra Italia, ormai repubblica”. “Il 2 giugno sono andata a votare che avevo appena appena l’età giusta per farlo.

E’ stata un’emozione tremenda perché era una cosa che non sapevo come fare, ho guardato la scheda più e più volte perché avevo paura di sbagliare”.
“Il voto mi ha fatto uscire dal guscio, mi ha dato sicurezza maggiore nella lotta insieme alle altre donne”.

Sono solo alcune delle voci che sono state ascoltate questa mattina all’Hotel Albani di Firenze durante la giornata di riflessione organizzata dallo Spi Cgil Toscana “Da 70 anni il futuro è nelle nostre mani”. Voci delle testimoni dirette di quella prima “chiamata ai seggi”, alle quali si sono affiancate le testimonianze di donne che hanno lottato, negli anni e decenni successivi, per il lavoro, i diritti, per i decreti delegati nelle scuole come per la tutela della maternità, l’aborto e il divorzio; e quella di esperte e sindacaliste.

Abbiamo voluto approfittare di questo anniversario non tanto e non solo per ricordare, ma soprattutto per partire dalle esperienze e per arrivare al significato della partecipazione politica e riflettere sul senso del voto oggi – commenta la segretaria generale dello Spi Cgil Toscana, Daniela Cappelli – Quello che ci preoccupa, dopo un grande risultato come quello del diritto di voto alle donne del 1946, e vedere oggi la distanza che c’è fra cittadini e politica. In questo scenario ci siamo voluti chiedere come e dove si manifesta quella partecipazione appassionata che le donne esprimevano nel ’46 con la battaglia per il suffragio universale. Ciò che ci sta a cuore, e che deve interessare a tutti, è trasmettere ai giovani, ma anche ai meno giovani, il messaggio che non si deve dissipare o accantonare il diritto di voto: l’astensione è una ferita per la democrazia e la partecipazione che nessuno può permettersi di trascurare e alla quale non possiamo rassegnarci”.