di Nadia Fondelli –

Continuano ad aumentare le medaglie appuntate al petto del Parco delle Foreste Casentinesi di cui ricordiamo essere il nostro territorio la porta fiorentina.
Ebbene sì, il Parco della montagna più vicina a Firenze che ha le sue due “porte” a Londa e a San Godenzo (che distano solo un’ ora di auto dalla capitale del Rinascimento) da oggi sono anche
Patrimonio dell’Unesco!
La riserva naturale integrale di Sasso Fortino dai primi di luglio, dopo la riunione dell’apposito comitato svoltasi a Cracovia in Polonia, è stata valutata degna di fregiarsi del titolo. Si completa un percorso di oltre dieci anni per una delle perle ambientali d’Italia che si trova nel cuore di quell’ Appennino spesso poco noto e sicuramente considerato di serie B rispetto alle più celebri e celebrate Alpi.
Un Appennino che cela invece fra i suoi boschi un patrimonio ambientale e arboreo unico visitato da tanti escursionisti attenti attratti da bellezze naturalistiche incredibili che non si trovano ad altre longitudini.
Un patrimonio la cui candidatura è nata nel 2007 quando il riconoscimento Unesco fu assegnato per la prima volta ad ambienti naturalistici. Furono le dieci faggete dei Carpazi – fra Slovacchia e Ucraina – a fregiarsi del titolo e poi, nel 2011, fu la volta delle cinque faggete vetuste tedesche.
Un segno chiaro che l’Unesco guarda oltre le bellezze architettoniche ed artistiche e riconosce grande valore alla conservazione della natura: quindi un traguardo voluto, cercato e raggiunto!
Come abbiamo accennato è questa non la prima, ma un’altra medaglia per il “nostro” parco che è parte integrante dell’unica
foresta modello italiana facente parte di una rete internazionale che lavora per la diffusione della gestione e l’uso sostenibile delle foreste e dei paesaggi forestali e che istruisce, nella sua sede di Rincine, gli operai forestali d’Italia sia pubblici che privati che operano a sud delle Alpi.

Sempre dalle porte fiorentine, oltre a da accedere ai due luoghi forse più famosi del parco, quale il leggendario e misterioso Lago degli Idoli e la sorgente del fiume Arno, è l’accesso a uno dei pochi vivai italiani che recuperano e valorizzano i “dimenticati” e le piante del bosco.
Il vivaio di Rincine, gestito direttamente dall’Unione dei Comuni di Valdarno e Valdisieve, anche se oggi ha una produzione limitata è fondamentale per il mantenimento del germoplasma autoctono di piante a rischio estinzione.
In questo senso si colloca, ad esempio, il progetto di recupero e diffusione delle antiche varietà da frutto individuate nel territorio e la produzione del materiale forestale di rimboschimento.