– di Giuseppe Ponterio – foto di Edoardo Abruzzese –

E’ anche il titolo di una canzone di Alessandra Amoroso: una delle percezioni più straordinarie della nostra vita.
I colori, e il loro uso, accompagnano le nostre esistenze dalla nascita alla morte: dal rosa o celeste del nascituro al nero del lutto.
E’ comunque certo che i colori sono da sempre potenti strumenti di comunicazione.
Si pensi come già dal Medioevo la popolazione facoltosa indossasse indumenti dalle tinture resistenti e sgargianti per evidenziare il proprio status…
Non solo: i colori giocano un ruolo fondamentale anche sul piano psicologico, sugli stati d’animo; la mente è solita associare il colore ad una sensazione.
Ecco il senso, e le conseguenti implicazioni anche di natura socio-culturale , della scelta di un colore.
Nelle società occidentali, sebbene continuino ad sussistere consuetudini collettive legate all’ uso dei colori, la rivoluzione sessantottina dei costumi ha sicuramente regalato una ventata di libertà.

Una libertà proclamata oggi a gran voce dalle le donne afghane contro le disposizini deiTalebani. #DoNotTouchMyClothes “Non toccate i miei abiti”: una campagna social che attraverso i selfie delle donne, sfoggia colorati abiti tradizionali : anche il colore fa politica… storia, cultura, tradizioni, coraggio e dignità non possono e non devono essere cancellati dalle tinte tristi, fosche e anonime del burqa.
All”iniziativa, che ha avuto origine da un tweet di Bahar Jalali, ex docente di storia all’American University di Kabul, in cui si legge “questa è la cultura afghana. Indosso un abito tradizionale del mio Paese”, ha aderito la ventottenne Kahkashan Koofi che, con la presa di potere degli integralisti islamici, ha perso il suo posto di lavoro presso la TV di Stato.
Le donne afghane vogliono comunicare al mondo che la cultura del loro Paese è “tutta incentrata sulla gioia e sui colori”: come afferma Ruhi Khan, ricercatrice della London School of Economics e sostenitrice di Bahar Jalali.
L’obiettivo è quello di scardinare il concetto del burqa integrale quale tipico indumento femminile del Paese: è solo uno strumento, e anche abbastanza squallido, di controllo, in una società in cui anche il colore deve sussistere come simbolo di libertà!