di Annangelamaria Giuliani

Atri è uno dei paesi della provincia di Teramo in cui una tempesta di neve e vento ha accumulato oltre due metri di neve in un giorno e una notte, portando gelo e distruzione nelle strade, tra i tetti delle case, tra gli alberi di sempreverdi.

E’ la più grande nevicata che si ricordi, più abbondante di quella del 2005 e finanche del 1956, dice qualcuno.

Rispetto al passato, questa neve è la più pesante mai vista e la più dura da sciogliere. Sembra polistirolo, dice qualcun ‘altro.

Negozi chiusi dappertutto e strade deserte, da piazza del Duomo fino alla piazza del Comune: per circa quattro giorni il centro storico del paese è rimasto intrappolato senza scampo dalla neve assieme ai suoi abitanti, senza luce né acqua né telefono né riscaldamento né conforto umano.

Cumuli di neve altissimi, simili a barriere difensive, su entrambi i lati delle strade, accompagnano coloro che si avventurano fino a quel gioiello dell’architettura romanica che è la cattedrale di Atri, per poi scendere verso la villa comunale dalle innumerevoli specie arboree, ridotta a un cimitero di rami spezzati.

Un cedro del Libano secolare è piegato sull’asfalto.

Lungo le strade del paese sono rimasti in piedi solo alberi spogli dagli esili tronchi che il vento e la neve hanno solo sfiorato, passando tra i rami nudi.

Atri è un antico paese collinare che da un versante guarda il Gran Sasso e dall’altro il mare Adriatico. Da qualunque strada si arrivi, la neve disegna sui campi e intorno alle case forme bizzarre. Solo all’altezza dei calanchi, i più profondi d’Europa, la neve disegna un paesaggio incantato.

Guardando quelle forme aguzze piantate nella terra, diversamente innevate, si può vedere quanto la natura si adegui a se stessa, al contrario di ciò che fanno gli uomini.

Infatti qualcosa non ha funzionato durante questo evento eccezionale, generando nei cittadini paura e isolamento.

Solo ora, a distanza di più giorni dalla grande nevicata, Atri è stata finalmente invasa da ruspe, camion, spazzaneve, macchine della polizia e dei pompieri che vanno su e giù per il corso, passano per il Duomo e proseguono per il Palazzo dei Duchi Acquaviva, dove ha sede il Comune. Cumuli di neve alti più di cinque metri vengono caricati sui camion e portati via.

E’ bene elencare la varie circostanze che hanno impedito il tempestivo funzionamento della macchina dei soccorsi, per non ripetere la stessa esperienza alla prossima nevicata .

Una circostanza è rappresentata dalla scarsità di mezzi e di denaro.

Niente denaro per riparare le ruspe rotte da mesi e quindi farle operare nei centri invasi dalla neve. Niente denaro nelle casse dei Comuni per affittarle né tantomeno comprarle. Niente denaro per pagare i servizi svolti dagli operatori delle ruspe nell’anno precedente, e quindi scarsa disponibilità da parte di questi ultimi a prestare ulteriore lavoro a credito nell’anno in corso.

Un’altra circostanza è rappresentata dalla grande confusione che circonda la mancata dismissione delle Province e dei loro beni. Non è ancora chiaro se siano stati demandati , e a chi, i compiti che un tempo erano di questo organismo .

Un cittadino di Atri racconta delle due turbine che sarebbero state utili per soffiare la neve dalle strade e che invece la Provincia di Teramo ha di recente alienato.

La manutenzione di cavi elettrici, condotte idriche, centrali telefoniche deve essere effettuata periodicamente per non ritrovarsi con interi paesi paralizzati dopo un’abbondante nevicata. Si vuole in sintesi una manutenzione che di fatto diventi “prevenzione”.

Per concludere viene da chiederci perchè nessuno “ che conta” sia stato in grado di organizzare i soccorsi e gli interventi necessari, una volta annunciato l’arrivo di un’abbondante precipitazione nevosa con molti, molti giorni di anticipo .