testo e foto di Edoardo Abruzzese
Il papavero comune è una pianta annuale che si riproduce facendo cadere sul terreno i propri semi, i quali possono rimanere vitali e produttivi anche per molti anni.
E’ una pianta umile, spontanea, resistente…la tinta sgargiante della sua corolla di petali fini e delicati, la medesima del sangue, ha fatto sì che il papavero sia stato associato alla lotta per la libertà e agli ideali perseguiti dai caduti.
Il legame tra il papavero e il ricordo dei morti in guerra risale alla prima guerra mondiale, durante la quale ci fu un’insolita fioritura di papaveri in molte parti dell’Europa. Gli sconvolgimenti del suolo causati dallo scoppio delle bombe provocarono il fatto che i semi dei fiori finissero sottoterra e germogliassero, poiché i nitrati presenti negli esplosivi fungevano da fertilizzante.
I fiori rossi divennero così il simbolo dei soldati che persero la vita durante i conflitti.
Purtroppo una attualità che fa tremare, oggi più che mai!!
Nel 1964 Fabrizio De Andrè ha fatto dei papaveri rossi una ballata folk : la storia di una soldato qualunque … in una guerra qualunque!
La ragione che conduce Piero alla morte è un’esitazione umana: non spara perché riconosce nel nemico un uomo “con il suo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore”.
Un atto di umanità che gli costerà caro: la guerra non conosce indulgenza né cortesia! Non appartiene all’umano!
Non ci sono buoni né cattivi in questa storia, solo “un uomo che muore”-
Nel momento in cui sta per morire, Piero non è più un soldato, soltanto un uomo: una umanità tradita, indifesa, irredenta e persino spaventata dalla prospettiva del nulla…
Una narrazione… petulante e tragica … alla quale non sappiamo mettere la parola “FINE”