a cura della redazione di OrientePress

Sembra impossibile, ma c’è  un rischio forte che accada proprio così!

Abbiamo ricevuto questa lettera e abbiamo pensato che potevamo anche noi fare la nostra parte.

“Mi chiamo Giovanni sono un decoratore in pittoria dipendente, anzi posso dire ex dipendente visto che  come altri 313 lavoratori mi trovo in cassa integrazione per il fallimento della “mia” azienda: la Richard Ginori di Sesto Fiorentino. La mia storia è simile a quella di molte altre: dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte in Sardegna per proseguire gli studi artistici giungo a Firenze e approdo all’Accademia di Belle Arti. Durante i miei studi in Sardegna il miraggio per tutti noi allievi della sezione ceramica era  quello di poter lavorare presso la più importante fabbrica di porcellana d’Italia, tra le prime del mondo, con la sua storia antica e preziosa.

Ricordo con nostalgia, e un pizzico di tenerezza, un concorso per le scuole indetto proprio dalla Ginori a cui partecipai con un mio progetto. Venni selezionato dalla professoressa nella mia classe, dovevamo presentare i disegni e un prototipo per alcuni oggetti in ceramica; ricordo ancora l’attesa trepidante della risposta da parte di questo gigante che purtroppo allora non premiò la mia idea.

Una volta laureatomi all’Accademia e in cerca del mio primo lavoro ecco che si presenta l’occasione giusta: un corso di sei mesi organizzato dalla Provincia di Firenze in collaborazione con la Richard Ginori alla fine del quale su 12 allievi  4 sarebbero stati assunti… ci sono, entro nella “mia” fabbrica.

Da quel momento ho capito che qui dentro è stata fatta la Storia, proprio quella con S maiuscola, protagonisti gli operai : dalle lotte  per i diritti dei lavoratori al disinnesco delle bombe dei tedeschi con le nude mani per avere ancora una fabbrica dove riprendere il lavoro finita la guerra.

Nelle pagine del romanzo “Metello” di Vasco Pratolini viene menzionata la Società di Mutuo Soccorso della Ginori fiore all’occhiello di una imprenditoria illuminata che aveva pensato in epoca non sospetta addirittura all’asilo aziendale. Ma tante altre lotte questi operai fecero anche per sostenere altri operai in difficoltà: la Ginori  considerata la “madre” di tutte le fabbriche, quella  che poteva permettersi la formazione del proprio personale e il sostegno della sua famiglia;  quella che ha costruito nel vero senso della parola la città di Sesto e ha dato vita a un indotto che fino a qualche anno fa dava da mangiare a molte famiglie adesso si trova, dopo anni di scellerata conduzione, in grave difficoltà.

Da noi sono passati  faccendieri e speculatori che  sono riusciti solo a impoverire e degradare la fabbrica e il suo territorio indebolendo la forza della storica manifattura.

L’appello mio e di quanti sono certi di costituire un patrimonio di risorse unico al mondo è rivolto da una parte agli imprenditori italiani e stranieri, seri ed onesti, in grado capire e reinterpretare il profondo legame tra l’antico sapere e il nuovo “fare impresa”, dall’altra a tutti i lavoratori, perché superate le incomprensioni, prevalga il senso della squadra! E che squadra!!”

In attesa di un accordo tra curatore fallimentare, dirigenza e rappresentanze sindacali, è in atto un forte dialogo con le istituzioni: venerdì 18 gennaio prossimo è in programma a Sesto Fiorentino una manifestazione che coinvolga non solo i lavoratori della Richard Ginori, ma tutti i lavoratori dell’indotto regionale e , al fianco delle istituzioni, anche  i cittadini comuni, quelli per i quali il “servito bono” rimane, sempre e comunque,  il “Vecchio Ginori”.

(Guarda il video intervista su YouTube.)