– Testo e foto di Edoardo Abruzzese –

Quando metti al mondo un figlio, una figlia, automaticamente ti scatta la volontà assoluta di adoperarti perchè abbia davanti a sè il miglior mondo possibile.
Cerchi i colori della vita, in tutte le sue più delicate e brillanti sfumature, per potergliele mostrare e… gioirne insieme!
Ti prodighi, senza interruzione nè fatica, per garantirle che ogni attimo della sua vita possa essere goioso e positivo per lei/lui.
Poi una mattina, che sembra uguale a quelle che l’hanno preceduta, ti svegli, ti alzi, ti lavi, ti vesti e vai a lavoro: scopri in quel preciso momento che ti ha raggiunto la GUERRA, è alle porte del tuo Paese.
Un termine conciso, eppure così potente… fino a quel momento l’hai letta solo sui libri di storia o ne hai seguito le vicende avventurose nei blockbuster americani.
E non basta! Da due anni il mondo combatte, con profonda sofferenza fisica e psicologica, una drammatica pandemia: è molto difficile fronteggiare, impossibile comprendere.
Eppure devi dare una spiegazione a tua figlia, le devi spiegare che nel 2022 è scoppiata una guerra senza motivo, se non per le manie di onnipotenza di un megalomane apparentemente privo di ogni qualsivoglia traccia di senno!
Allora?
Nella ineluttabilità degli accadimenti puoi solo continuare ad impegnarti, ogni minuto della tua vita, per realizzare attimi di felice normalità e farne dono ai tuoi cari, con l’amarezza di constatare che di “normale” in questo mondo ormai non è rimasto più niente!

Ma quando hai una figlia di quasi un anno devi voler credere che “la notte è solo il tempo compreso tra il tramontare e il sorgere del sole, un intervallo in cui è bello passeggiare sotto le stelle, riflettere sul giorno trascorso e su quello che verrà, e finalmente dormire e.. sognare!” ( Marco Belpoliti)