di Claudio Molinelli – Un successo di Broadway,  la commedia “Alla stessa ora il prossimo anno”,  è andata in scena al teatro Garibaldi di Figline Valdarno. Scritta nel 1975 dal canadese Bernard Slade, uno dei commediografi più accreditati dalle scene americane, è stata rappresentata per quattro anni consecutivi fino al 1979 e, come spesso succede, si è trasformata anche in un film di successo. La piece ha avuto grande diffusione anche sui palcoscenici italiani, con svariate versioni, interpretata da Enrico Maria Salerno e Giovanna Ralli, Andrea Giordana e Ivana Monti, Marco Columbro e Maria Amelia Monti; lo stesso Columbro dopo 13 anni torna ora a recitare questa commedia con Gaia De Laurentiis, nella produzione Tiesseteatro con la regia di Giovanni De Feudis.

In un ristorante della California in un giorno del giugno 1951 George, ragioniere in trasferta per lavoro, incontra Doris, che partecipa a un ritiro spirituale; i due s’innamorano all’istante e finiscono in una camera d’albergo, ma la mattina dopo entrambi, sposati con figli, sono investiti dai sensi di colpa. Decidono allora di rincontrarsi l’anno successivo, alla stessa ora nello stesso giorno, nel solito albergo: la cosa si ripeterà ogni anno, per ben ventiquattro anni.

La commedia si articola in sei quadri, che fotografano altrettante tappe di questa lunga e imprevedibile relazione, a distanze scadenzate: assistiamo così, dopo il primo incontro del 1951, a quelli del 1956, 1961, 1965, 1971 e 1975. La camera d’albergo resta immutata negli anni, col solito letto, le sedie, e il pianoforte; George e Doris sono portati a ripetere gesti, azioni e dialoghi consueti, ma il passare del tempo è inevitabile e li costringe a fare i conti con situazioni e stati d’animo che evolvono e li rendono sempre un po’ diversi. La forte attrazione fisica non cancella i sensi di colpa e la profonda complicità raggiunta porta i due a parlare delle proprie famiglie, i figli, i relativi patner; i due amanti sono diventati anche confidenti e questo dona al rapporto uno spessore inconsueto. Il passaggio del tempo è scandito, tra un incontro e un altro, da uno schermo su cui si proiettano le immagini dell’anno in questione sulle musiche più famose del momento: si succedono così John Kennedy e Martin Luther King, Frank Sinatra e i Beatles, la minigonna e la contestazione. Anche le vite dei due amanti cambiano: George ha perso un figlio in Vietnam, poi va in analisi; Doris cambia il colore dei capelli, una volta si presenta incinta, partorendo nella camera d’albergo, poi, con una trasformazione fin troppo marcata, diventa hippy. Nell’ultimo incontro, entrambi un po’ invecchiati, George ormai vedovo, chiede a Doris di sposarlo, ma lei vuole restare accanto al marito, che ha subito un infarto. Forse continueranno a vedersi ancora così, perché è bello avere qualcuno con cui piangere insieme.

Gaia De Laurentiis è una fresca e comunicativa Doris e regge il suo ruolo con spigliatezza e brio. Marco Columbro accentua i lati sornioni e gigioneschi del suo personaggio, giocato su una spavalderia che non nasconde complesse fragilità. Il mistero dell’innamoramento, gli alti e i bassi di una relazione pur singolare, l’imprevedibilità della vita sono il fulcro di questa commedia che procede sui binari di un meccanismo affidabile, un intrattenimento privo di picchi particolari ma ben confezionato e comunque gradevole.