a cura del direttore – Il nostro giornale , nato dal’unico  desiderio di cogliere e raccontare esperienze virtuose nei vari campi del contesto culturale, sociale, economico, ambientale di un territorio, e non solo,  ha avuto la fortuna di incontrare realtà di eccellenza, spesso poco conosciute ai più, ma facenti parte delle fondamenta più sane, genuine ed autentiche del nostro Paese.

E’ questo il caso dell’Istituto Agronomico per l’Oltremare.

Fondato nel 1904 con un mandato speciale: lo studio dell’agricoltura tropicale e subtropicale a favore della politica coloniale nazionale, inizialmente l’Istituto rivolse la sua attenzione ai Paesi extra europei in cui si trovavano colonie di italiani: un centro di studio e di formazione che ha funzionato, e lo fa tuttora, come scuola per i tropicalisti italiani e opportunità di specializzazione per molti degli esperti che hanno operato fino ad oggi nella cooperazione internazionale allo sviluppo.

L’Istituto ha attraversato epoche difficili, spesso dimenticato o volutamente ignorato, ma non si è mai allontanato dagli obiettivi originari e dalle diverse linee di azione: scuola e centro di formazione, laboratorio di ricerca e supporto alla ricerca agricola per lo sviluppo, centro di studio e organo di consulenza tecnica e scientifica, capacità di offrire un contributo tecnico senza tralasciare gli aspetti culturali, sociali e psicologici.

“L’avvenire dell’Istituto – ha scritto Armando Maugini, direttore dell’Istituto fino al 1964 – dipenderà dall’uso che ne vorranno fare le Pubbliche Amministrazioni. Ed è per questo che i problemi dell’Istituto dovranno essere esaminati non solo nel loro contenuto giuridico, amministrativo e finanziario,ma soprattutto negli aspetti sostanziali, di merito, di quello cioè che da esso si può ottenere in termini di prestazioni nei vari settori della sua attività”.

Fino a qui è profezia, quasi storia: poi, siamo nel mese di gennaio 2014, arriva il vice ministro degli esteri, fiorentino (sembra una beffa!)  Lapo Pistelli e la sua riforma della cooperazione, con la creazione di una agenzia che “non sarà – assicura – un carrozzone, ma un vascello corsaro, visto il rapporto con le altre agenzie europee ma che renderà ancora più efficace la spesa”.

Basta leggere il documento uscito dalla Camera il 18 luglio scorso ( altra beffa: sotto l’ombrellone si allenta il controllo!!) e si perdono le speranze che si possa trattare di una struttura diversa e più efficiente di qualunque altro apparato della pubblica amministrazione italiana: il vascello corsaro parte già carico di zavorre di cui ancora non conosciamo il destino.

La percezione è che si tratti di una corsia preferenziale per  banche  e aziende profit, di relazioni pericolose tra aiuto  e promozione economica a favore della delocalizzazione delle imprese.

Addio  Ministero degli Affari Esteri, arriva quello degli Esteri e della Cooperazione (MAECI), un carrozzone da 26 milioni di euro, compresi gli autisti e i buoni pasto!!!

Ma Firenze perde l’Istituto Agronomico per l’Oltremare un altro tesoro che il mondo fino ad oggi ci ha  invidiato , come la domus dei gladiatori di Pompei !