di Claudio Molinelli –  Proprio mentre il governo presenta un nuovo disegno di legge costituzionale per abolire le province, scende in campo, per far sentire la sua voce, Andrea Barducci, presidente della Provincia di Firenze.

“Non esistono scorciatoie giuridiche per fare le riforme. La sentenza della Corte Costituzionale, sconfessando l’abolizione delle province decisa dal precedente governo, ha detto che le province possono essere abolite, ma soltanto seguendo una strada che rispetti la Costituzione; occorre quindi una modifica della carta costituzionale a cui deve seguire una legge ordinaria dello Stato. Siamo stupiti e addolorati del modo in cui il governo sta operando; si sta percorrendo una strada pericolosa, con un’azione sbagliata nel metodo e nel merito. In particolare il ministro degli affari regionali e della autonomie Graziano Delrio aveva mostrato disponibilità a un confronto per un progetto di riordino istituzionale che sta venendo meno. Condivido invece la posizione dell’onorevole Quagliariello quando afferma che “C’è bisogno di una riforma organica degli assetti istituzionali del paese”. Si sarebbe dovuto aspettare le motivazione della Consulta prima di procedere, e inoltre c’è una commissione nazionale che viene scavalcata indebitamente. Tutti devono tenere presente il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha detto: “La Costituzione non si cambia ogni tre mesi”.

Un intervento di riordino delle province è accettabile in un quadro di riforme complessive di tutti gli enti istituzionali: dalla riforma del parlamento, con l’introduzione di una camera delle autonomie sul modello tedesco al riesame del numero e delle funzioni dei Comuni, fino al ruolo delle Regioni.

Quanto all’accusa che ci viene generalmente rivolta di difesa a oltranza della poltrona la respingiamo nettamente ricordando che proprio dalla Provincia di Firenze, in tempi non sospetti, erano partite delle proposte innovative sul futuro dell’ente. A questo punto si presenta l’occasione per aprire una stagione di vere riforme di cui noi amministratori toscani dovremmo per primi farci promotori. Dovremmo procedere in direzione delle fusioni tra enti, vedi l’accorpamento di Comuni vicini, una grande e coraggiosa operazione che si è largamente concentrata in Toscana, regione virtuosa. Perciò formulo una proposta al Presidente della Regione Enrico Rossi e ai presidenti delle province toscane: rilanciamo l’idea della città metropolitana, la “grande Firenze”, che accorpi il Comune fiorentino con i 10 Comuni confinanti per diminuire i costi e aumentare l’efficienza. La “grande Firenze” dovrebbe poi essere inserita in una vasta provincia che comprenda anche Prato e Pistoia. Tuttò ciò costituirebbe una risposta in tempi non lunghi all’esigenza di cambiamento.

Infine è importante chiarire la questione dei costi e dei risparmi. Non è eliminando integralmente le province che si abbattono le spese: il costo del personale, degli appalti, degli immobili resterebbero immutati a carico di Regioni e Comuni. Si deve invece cercare di far costare meno la pubblica amministrazione. Ricordiamo che nel frattempo 52 milioni di euro destinati alle province sono affluiti alle casse dello Stato, e affrontare le competenze con sempre meno risorse pone grandi difficoltà. Posso dire comunque che la nostra provincia non tira i remi in barca, ed è pronta a fare la sua parte nel necessario processo di riforme che ci attende, con efficacia e serietà per affermare e rilanciare il senso delle istituzioni”.