– di Claudio Molinelli – Nel cartellone stagionale del teatro comunale di Antella spicca un altro piccolo gioiello, la proposta a cura di Giovanni Guidelli del prologo di “Chiedi alla polvere”, il più noto romanzo di John Fante (1909-1983), lo scrittore americano di origine italiana, oggi considerato tra i maggiori del Novecento. Uscito nel 1939 il libro fu ristampato nel 1980, assicurando al suo autore una riscoperta e una fama ormai duratura. Il prologo in realtà non fu edito col romanzo e dopo anni d’oblio fu ristampato a sua volta nel 1990.

Voce narrante del prologo è Arturo Bandini, il protagonista della storia e alter ego dell’ autore in molte sue opere; giovane scrittore in cerca di successo nella Los Angeles degli anni ’30 vive una intensa e contrastata storia d’amore con Camilla Lopez, cameriera messicana, emarginata per le sue origini e innamorata di un altro uomo che la respinge. Bandini descrive, tra ironia e consapevolezza la Los Angeles più vera e più povera, con la sua varia umanità bizzarra e disperata. E descrive con le sue potenti parole il lato più oscuro del “sogno americano”: “ Così l’ho intitolato Chiedi alla polvere, perché in quelle strade c’è la polvere dell’est e del middle west, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una cultura senza radici, …la furia cieca di un popolo perso e senza speranza alle prese con la ricerca affannosa di una pace che non potrà mai raggiungere”. Rivive sul palcoscenico il fascino senza tempo del testo fantiano coi sogni di Bandini, diviso tra locali notturni, camere d’albergo e religiosità, l’amore non consumato per Camilla, il terremoto del 1933. L’umorismo dell’autore trapela dall’episodio della lettera suicida scambiata per racconto comico, mentre ispira tenerezza il suo sentimento, egli tratta da regina una donna che preferisce essere maltrattata (da un altro). E alla fine, quando arriva il successo da scrittore, Camilla non c’è più, dopo essere uscita dal manicomio è scomparsa col suo cane nel deserto fuori città.

Nulla del fascino del testo di John Fante viene perso nell’allestimento preparato e interpretato da Giovanni Guidelli. In una scena costituita da un tavolino, un lume, una macchina da scrivere , un bicchiere di liquore, una sedia e tanti fogli sparsi rivive tutto il mondo di Arturo Bandini: la ricerca assoluta dell’affermazione da scrittore, le aspirazioni nate tra mille difficoltà, i suoi compagni campioni di un’umanità marginale ma vitale, una passione che l’accomuna a un’altra persona outsider della società americana, diffidente con gli italiani e ancor più coi messicani. Giovanni Guidelli, come regista, resta fedele all’integralità del testo e come attore ne traduce bene lo spirito e impiega il suo talento e il suo sicuro mestiere per restituire il furore e la fragilità dell’alter ego di John Fante.

Giovanni Guidelli ci spiega perché ha scelto questo autore e questo testo: “ Cercavo qualcosa di recente mai rappresentato a teatro, e questo testo di Fante, inedito fino al 1990 ha gli elementi chiave di un monologo funambolico, lo stupore e il sogno di un giovane d’origine italiana in America. Il personaggio di Camilla Lopez, ispirato a una donna reale, Maria Baray, con cui Fante ebbe una storia, introduce elementi di passione e erotismo in perfetto contrasto col bigottismo intriso di religiosità del protagonista maschile. Ho recitato la piece in anteprima al Festival John Fante a Torricella Peligna, in Abruzzo, alla presenza di Dan Fante, il figlio dell’autore, il cui gradimento ha dato la spinta per portare il lavoro sulle scene italiane”.