di Claudio Molinelli – Per un tifoso viola la partita in casa con la Juventus è l’evento più atteso dell’anno.  La passionalità quasi viscerale con cui Firenze segue la sua squadra di calcio si esprime in pieno in quest’occasione. Questa accesa rivalità sportiva nasce da lontano e in parte si spiega col blasone dei bianconeri di Torino, la squadra più titolata d’Italia e quindi l’avversario più prestigioso per tutte le altre squadre; ma affonda le sue radici soprattutto nell’accentuato campanilismo della Toscana che spiega la preponderante presenza di tifosi bianconeri ( ma anche di Inter e Milan) nel resto della regione rispetto ai tifosi della Fiorentina.

Firenze, che si identifica pienamente con la sua squadra, si sente come accerchiata dal resto della Toscana e vive questa partita quasi fosse un derby. Inoltre alcuni episodi del recente passato hanno alimentato la rivalità: su tutti la conclusione del campionato del 1982, che vide la Juve prevalere di un punto sui viola, al termine di due partite contrassegnate da arbitraggi a dir poco discutibili, e la contestata cessione nel 1990 di Roberto Baggio che si trasferì da Firenze a Torino.

Tutto questo contribuisce a creare quell’atmosfera unica che accompagna da sempre questa partita. Ricordo le code interminabili di ore, spesso al freddo, per acquistare il biglietto, e a volte, arrivato al banco doversi accontentare di uno dei pochi posti rimasti; quasi superfluo aggiungere che i prezzi per questa partita lievitano sensibilmente rispetto al solito, per la gioia degli organizzatori , unici sicuri vincitori. In passato, quando la televisione non trasmetteva le partite in diretta come accade oggi e andare allo stadio era l’unico modo per seguirle, l’afflusso dei tifosi era più massiccio, il nostro impianto, senza posti numerati, era molto più capiente, e la cornice di questa partita prevedeva il tutto esaurito, con 50.000, a volte 60.000, spettatori. Mi recavo allo stadio diverse  ore prima dell’inizio, con gli amici, spesso con un panino come pranzo,  sole, pioggia o vento poco importava, e tutto questo ci sembrava assolutamente normale: le cose fatte con passione non pesano: questo significa essere tifoso, condividere con migliaia di altre persone la stessa  emozionante attesa, lo stesso sentimento. E poi, finalmente, il momento più atteso, l’ingresso in campo delle squadre, che coincideva e tuttora coincide con la coreografia, preparata e studiata da giorni e giorni, che la curva Fiesole, sempre, e a volte anche il resto dello stadio, esibisce con migliaia di cartoncini e bandiere che formano scritte e disegni, spesso vere e proprie opere d’arte. Indimenticabile, ad esempio, la coreografia della partita dell’aprile del ’91, con lo skyline dei monumenti di Firenze, disegnata dalla curva, che diceva a tutti che i monumenti, a differenza dei calciatori, non si muovono dalla città (Baggio appena ceduto era in campo da avversario).

I giocatori viola sono ben consci dell’attesa dei tifosi, e per questo, trascinati dal tifo, spesso sfoderano prestazioni eccellenti che non di rado hanno ribaltato i pronostici. Le gesta di grandi campioni gigliati hanno onorato questa partita, da Montuori a Julinho, da Kurt Hamrin a Antognoni, da Batistuta fino a Giuseppe Rossi, autore lo scorso anno di una storica tripletta. Ma i tifosi ricordano anche altri giocatori, meno famosi, assurti a protagonisti di questo match, e perciò mai dimenticati, come Alessio Tendi, il terzino che segnò da trenta metri e GianMatteo Mareggini, il portiere che parò un rigore salvando la vittoria.

L’ appuntamento 2014 è per venerdì 5 dicembre allo stadio Franchi di Firenze, sperando che tutti ricordino che comunque si sta parlando di una partita di calcio e il tifo più significativo ed efficace  è quello che non trascende mai!