di Claudio Molinelli – Il lago di Londa è stato recentemente interessato da un importante intervento di ripulitura e manutenzione straordinaria. I lavori riguardano l’eliminazione di sedimenti sul fondo del lago con operazioni che hanno comportano anche il prosciugamento delle acque. L’ operazione ha avuto, però, conseguenze non previste che hanno innescato, come spesso succede, una serie di polemiche nella comunità e con le istituzioni.

I consiglieri della lista civica d’opposizione “Per Londa”, Angelo Vizzaidi e Tiberio Corsinovi, hanno scritto subito al Ministro dell’Ambiente Luca Galletti e al Presidente del Consiglio Matteo Renzi per chiedere ulteriori risorse da destinare ai lavori del lago di Londa, per completare  tutti gli interventi di ripulitura e rimozione dei metri cubi di detriti depositati nell’invaso.

Infatti dopo l’apertura delle paratie per lo svuotamento del bacino, si è reso evidente come in poche ore si siano riversati importanti quantitativi di fanghi nel torrente Rincine, distribuiti lungo tutto il suo percorso fino a confluire nel fiume Sieve. Da questo origina la dura presa di posizione dei consiglieri, ribadita anche da Guido Sensi, del gruppo misto: “Ciò ha distrutto gran parte della popolazione ittica dell’invaso in oggetto e del torrente per oltre 4 Km alterando con deposito di fanghi l’assetto ambientale dell’asse fluviale interessato”.

Anche l’Arpat, Agenzia regionale toscana per l’ambiente, ha emesso un comunicato nel quale afferma che, a seguito della moria di pesci nel torrente, sono intervenuti secondo prassi la Polizia provinciale e il Corpo Forestale dello Stato di Rufina per indagare su eventuali responsabilità. Arpat precisa che non è stata coinvolta in sede di rilascio di autorizzazione all’operazione e non ha ricevuto comunicazioni preventive; si è comunque messa a disposizione della Polizia provinciale e del CFS per eventuali approfondimenti. E’ stato quindi fatto un sopralluogo da operatori dell’Agenzia che hanno effettuato un prelievo di due campioni di fanghi sedimentati a valle dell’invaso e di un campione di acqua, al fine di valutare eventuali contaminazioni dei suoli a seguito della deposizione dei fanghi. Dalle foto scattate appare l’evidente l’impatto sull’ittiofauna, ma anche sul torrente; l’Agenzia si riserva di valutare quindi se l’evento ha comportato contaminazione delle matrici ambientali.

A questo punto salvare il lago di Londa è diventato l’obiettivo comune di tutte le forze in campo, e questo è il senso dell’ordine del giorno approvato nell’ultima seduta del consiglio comunale.

I tre gruppi consiliari londesi (Centrosinistra per Londa, Lista Civica Per Londa, M5S) e la Giunta Comunale si sono trovati d’accordo sul fatto che i finanziamenti stanziati per i lavori di ripulitura dell’invaso non sono sufficienti ed è necessario trovarne altri. Per questo motivo chiedono al Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Ambiente, ai Presidenti delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato, al Presidente e all’Assessore all’Ambiente della Regione Toscana, al Presidente del Consorzio di bonifica N.3 ed ai parlamentari locali, di lavorare per poter destinare ulteriori stanziamenti, necessari alla rimozione completa di tutti i detriti che si sono depositati nell’invaso e sul torrente Rincine in località Gorazzaio.

L’invaso dagli anni ’70 caratterizza il paesaggio di Londa, costituendo anche un motivo di attrazione turistica. Dopo aver ottenuto il finanziamento regionale di 250.000 euro, una volta iniziati i lavori ci si è resi conto che, se non si fosse intervenuti subito, il lago rischiava il completo riempimento. L’invaso, infatti, ha una superficie di circa 20.000 mq ed un volume di circa 70.000 mc e di fatto, attualmente, oltre i due terzi è occupato da detriti anziché da acqua.

I lavori certamente proseguiranno, con la speranza di tutti che quanto fatto finora non abbia prodotto danni irreparabili all’ambiente di questo territorio.