di Claudio Molinelli –  Fin dallo spettacolo inaugurale della stagione 2013-14  il Teatro Comunale dell’Antella conferma la sua vocazione alla ricerca e alla sperimentazione, con proposte di piece insolite e poco rappresentate.

E’ questo il caso de “Il supermaschio”,  adattamento teatrale di Sebastiano Vassalli del romanzo omonimo scritto nel 1902 da Alfred Jarry (1873-1907), drammaturgo e poeta francese reso celebre dalla commedia “Ubu re” del 1896, divenuto uno dei testi più emblematici del teatro dell’assurdo.  Jarry venne a contatto a Parigi con i simbolisti e si distinse con scritti la cui violenza verbale e immaginazione precorrevano l’arte dei surrealisti. Il suo capolavoro “Ubu re” è opera satirica e anticonformista che colpisce le convenzioni sociali della contemporanea classe borghese. A lui si devono le origini della cosidetta “patafisica”la nuova scienza dell’universo irreale che studia “le leggi che regolano le eccezioni”.

“Il supermaschio” è un testo provocatorio e spiazzante,  anche l’allestimento dello spettacolo sotto la regia di Tuccio Guicciardini si adatta alla stravaganza della materia narrata. La scena infatti, un interno che rimanda a un salotto borghese, non è ambientata sul palcoscenico del teatro ma trova posto in una platea riadattata dove il pubblico siede a contatto con gli interpreti che interagiscono con gli spettatori offrendo loro cioccolatini, fotografie e lettere. In scena agiscono una giovane donna elegante e un uomo malridotto con un bastone che non pronuncia parola. Su un telo bianco disposto sullo sfondo viene proiettato un video che si alterna all’azione scenica e che costituisce  elemento portante dello spettacolo.

La storia è ambientata in un futuro imprecisato, in un castello vicino a Parigi. Il protagonista maschile si chiama André Marcueil,  nel video appare giovane e forte; la donna, Ellen Elson, è la figlia del chimico William Elson, uno degli ospiti convenuti al castello per assistere a un singolare esperimento.  Tutto nasce da un’affermazione: “L’amore è un atto senza importanza, perché si può fare infinite volte”. Sulla scia di questo assunto la discussione tra gli ospiti verte sul limite delle forze umane; a questo punto Marcueil riporta il caso dell’Indiano citato da Teofrasto che, “con l’aiuto di una certa erba lo faceva in un solo giorno settanta volte e più”, e afferma di essere pronto a ripeterne le gesta perché” quello che fa un uomo lo può fare anche un altro”.  Dopo una folle competizione dove Marcueil prevale su locomotive e biciclette, si arriva al giorno dell’”esperimento”, in cui a sorpresa la partner di André è Ellen. La giornata d’amore, con un testimone, si conclude con la cifra di 82 accoppiamenti. Il padre di Ellen, scandalizzato vuole imporre a Marcueil di sposare la figlia, innamorata di lui. Per suscitare nell’uomo sentimenti d’amore che non prova, con l’aiuto di un ingegnere lo sottopone a un trattamento mentre dorme, collegandolo a una dinamo di 11000 volt; ma l’esperimento riduce Marcueil a una sorta di seminfermità permanente.  André e Ellen sono ora una coppia di sposi “normalizzata”.

Temi come l’istinto, i sentimenti, le convenzioni sociali sono affrontati con il filtro di una deformazione grottesca. La figura del “supermaschio” è tratteggiata in modo abbastanza sinistro e ricorda un po’ il dottor Jekill di Stevenson mentre l’atmosfera generale dell’ambientazione può far pensare alla fantascienza inquietante del film “Metropolis” di Fritz Lang. Fulvio Cauteruccio è un Marcueil giustamente sopra le righe e spiritato, mentre Camilla Diana è una Ellen di elegante e trattenuta sensualità.