di Claudio Molinelli – Sono andate in onda con ascolti record le ultime quattro puntate del “Commissario Montalbano”, il popolare personaggio inventato da Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti. In onda da 14 anni, dal 6 maggio 1999, in 22 puntate la trasmissione ha sempre avuto ascolti alti e ottimo gradimento del pubblico, risultando con il “Don Matteo” di Terence Hill la fiction televisiva più gradita. Gli ultimi quattro episodi trasmessi, “Il sorriso di Angelica”, “Il gioco degli specchi”, “Una voce di notte” e “Una lama di luce”, hanno oltrepassato la soglia record dei 10 milioni di spettatori. Quali sono allora le ragioni di un affetto così duraturo, di un successo così travolgente?

Indubbiamente l’armoniosa combinazione di diversi elementi che creano una miscela quanto mai indovinata e gradita dal pubblico. Prima di tutto la qualità della scrittura dei testi, i romanzi di Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano che dal 1994 ha trasfuso nelle avventure del Commissario Montalbano tutto il fascino e le contraddizioni di una terra feconda di storie e passioni. L’indagine poliziesca non è mai fine a se stessa, ma rivelatrice dei caratteri profondi di una cultura e un modo di vivere radicati in tutti i personaggi; in ciò l’uso delle forme dialettali è uno strumento privilegiato che la riduzione televisiva riesce in buona parte a mantenere.

Un notevole contributo è dato poi dalle location scelte per girare: la straordinaria bellezza del mare di Marinella di Ragusa, la nobiltà dell’architettura barocca di Ragusa e Scicli, la luce accecante, violenta, assoluta del cielo siciliano non sono semplici fondali ma si fondono e compenetrano con le storie e le persone.

La bravura e l’affiatamento del cast degli interpreti, che si è mantenuto quasi inalterato nel corso degli anni, è naturalmente un altro punto di forza del programma. A cominciare dal protagonista, Luca Zingaretti, l’attore che ormai è indissolubilmente legato al personaggio del Commissario Montalbano, cui presta la sua presenza e le sue notevoli doti recitative. La forte caratterizzazione dell’attore romano scelto dal regista Alberto Sironi non senza perplessità iniziali di Camilleri che ne rimarcava le differenze col personaggio da lui creato, ha imposto questa figura con il corredo di tutte le sue qualità e le sue debolezze. Ostinato, perspicace, poco diplomatico con tutti, ma leale e coscienzioso. Fedele alla storica fidanzata Livia, anche se circondato, sempre più negli ultimi tempi, da donne belle e sensuali, vittime o artefici di trame malavitose. Amante della buona cucina, specialmente del pesce cucinato nel ristorantino sul mare; quel mare che ammira dalla magnifica terrazza di casa, e in cui, appena può, si concede una ritemprante nuotata. Zingaretti è ormai un volto familiare e il suo Montalbano è diventato per milioni di spettatori un amico con cui passare una serata. La squadra che ruota intorno al commissario è affiatatissima e servita da uno stuolo di valenti interpreti: Cesare Bocci, l’impenitente e impulsivo vice commissario Mimì Augiello; Peppino Mazzotta, il solerte e fedele Fazio; Angelo Russo, il pasticcione agente Catarella; Marcello Perracchio, il permaloso dottor Pasquano. L’attrice svedese Lina Perned ha avvicendato nell’ultima serie Katharina Boehm nel ruolo di Livia.

Anche la lentezza con cui si dipana solitamente la vicenda raccontata, può risultare gradita in un’epoca dominata da trasmissioni urlate e adrenaliniche. Così come è godibile il teatrino dei testimoni, uno spaccato popolare fatto da reticenti contadini e massaie ciarliere, interrogati dal commissario. E ancora il commento musicale, solenne e dolente, di Nicola Piovani, infonde al racconto una suggestione quasi arcana.

Per tutto questo, per il saper abbinare qualità e intrattenimento, cosa che sembra facile ma riesce a pochi, “Il Commissario Montalbano” ha conquistato l’affetto sincero del grande pubblico.