– servizio a cura di Nadia Fondelli – foto di Edoardo Abruzzese –

Sono  42 i top di eccellenza olivicola usciti dalla selezione promossa dalla Regione Toscana con la collaborazione di Promo Firenze, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Firenze.
Loro e solo loro sono gli
ambasciatori ufficialmente riconosciuti !
Una scelta ristretta ai campioni presentati dai produttori certificati in una delle 5 Dop e Igp registrate per la Toscana.

Un’iniziativa che per l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi ha evidenziato ancora una volta il livello di eccellenza delle nostre produzioni anche in un anno, il 2017, fortemente condizionato dalla siccità. Le produzioni hanno risentito delle avversità atmosferiche, ma la qualità è stata comunque salvaguardata e il fatto che ben 42 olii abbiano superato la prova della selezione lo dimostra”.
Un anno difficile il 2017 tant’è che anche il bando della Regione ne ha preso atto abbassando il campione per la partecipazione a 5 quintali di olio appartenenti a un lotto unico ed omogeneo come era fino allo scorso anno.
Ma perché 42 olii selezionati? Un numero che ci ha incuriosito dato che di solito si sceglie fra i primi 10/20, non di più. Un numero che ci fa pensare che in un anno orribile per le produzioni scarse si sia voluto premiare tutti o quasi.
E allora, non trovando risposta nel comunicato e non sentendone parola in conferenza stampa abbiamo cercato di capire: 42 su quanti?
Leggendo i numeri i conti non ci tornano. Sono 50.000 le aziende in tutta la regione a produrre olio su oltre 91.900 ettari dei quali il 3,7% applica il metodo di produzione biologico su 8.300 ettari.
La produzione 2017 si è attestata ai 140.000 quintali
con un valore di circa 132 milioni di euro (4,9% sul valore della produzione agricola regionale), dati che possono subire forti variazioni di anno in anno in base alle condizioni climatiche che si riflettono poi sul prezzo di mercato.
Tra i numeri del mondo olivicolo occorre ricordare anche i frantoi in attività (circa 350), gli assaggiatori d’olio (oltre 700) e il vivaismo olivicolo (quest’ultimo, concentrato prevalentemente a Pescia) e che rappresenta una quota rilevante della produzione nazionale.

Numeri comunque importanti e allora perché alla selezione nessun consorzio era presente e i partecipanti privati erano davvero pochi e si è fatta la moltiplicazione dell’olio e delle carte premiando più volte – in alcuni casi tre – alcune aziende?
Il limite di 5 quintali, già dimezzato rispetto agli anni precedenti, se da una parte non soddisfa le esigenze dei consorzi, di cui abbiamo notato la totale assenza, dall’altra ci fa porre la domanda se i 42 selezionati possano davvero a pieno titolo rappresentare una regione che è fatta sopratutto di grandi consorzi e piccolissimi produttori.
Lungi da noi pensare che il bando fosse fatto ad hoc per includere alcuni ed escludere altri, ma difficile affermare che solo 42 eccellenti oli possano portare in alto il nome della Toscana.

Amiamo pensare che si voglia fare di più soprattutto per togliere all’abbandono quel 27% di oliveto toscano – dato questo peraltro stabile rispetto all’anno precedente come affermato dall’assessore Remaschi – e che si prosegua anche nella direzione tracciata che vada oltre le varietà stra-note che oggi rappresentano 15 milioni di piante e il 90% dell’imbottigliato: Frantoio, Moraiolo, Leccino, Maurino e Pendolino.
Negli oliveti toscani sono infatti presenti anche numerose altre varietà minori che sono state censite e studiate attraverso approfondite indagini.
Un immenso patrimonio genetico, selezionato e riprodotto localmente nel corso dei secoli, che forma con l’ambiente naturale un insieme inscindibile di storicità e salubrità. Penso al Correggiolo, al Morchiaio, al Mignolo, al Leccio del Corno, al Rossellino, al Piangente, al Razzo, etc…