– a cura del direttore – foto di Edoardo Abruzzese –

Che tristezza! Mi riferisco al processo di modernizzazione degli strumenti di studio, e della scuola nel suo complesso, che finte riforme, una dopo l’altra, hanno contribuito a demolirne il ruolo e il prestigio.

Per quanto ne dica la ministra Fedeli, è triste che il dibattito sul cambiamento della pubblica istruzione si riduca all’uso anche in classe di tablet e smartphone!

Forse sarebbe più urgente, e salutare, far scoprire agli studenti una scuola i cui programmi si fermano all’ 800, che dopo la guerra del Vietnam molte altre guerre, con armi più o meno sofisticate, stanno insanguinando il nostro pianeta, che gli edifici scolastici cadono a pezzi, anche in assenza di terremoti…che il progresso non consiste nel poter chiamare il 112 mentre crolla il soffitto sulla testa!

Fare il professore non è mai stato facile, ed è spesso frustrante, ma farlo nel 2017, in cui la soglia di attenzione dell’adolescente, è più bassa di sempre è forse più difficile e complicato che fare il genitore.

Ecco che essendo quella professione destinata, dai tempi e dalla sottovalutazione del ruolo, alla costante ricerca di strumenti di modernizzazione la formazione del gruppo classe su WhatsApp diventa una soluzione quasi geniale per creare feeling tra l’insegnante e i ragazzi: il primo compito in classe? Mettere le basi per chattare tra di loro!!

E poiché, come il leggere, anche il digitare costa fatica la classe adesso è autorizzata a trascorrere pomeriggio, sera e anche notte condividendo messaggi audio, memorizzando nomi e cognomi!

E non ci si rende conto che incrementare il tempo e le risorse a navigare sul web alla ricerca di relazioni illusorie rende i nostri ragazzi più soli e indifesi, in una società che lavora ogni giorno per trasformare cittadini maturi in consumatori passivi!