– servizio a cura di Sergio Bedessi

L’ultimo episodio, quello del 9 febbraio, una ragazza molestata, picchiata e violentata nella carrozza vuota del treno Milano – Mortara, ripropone il tema della sicurezza personale, con particolare riferimento a quella delle donne.

La ragazza, rimasta sola in balìa dei suoi aggressori, è stata presa a calci e pugni ed ha dovuto subire palpeggiamenti nelle parti intime; un pomeriggio di terrore per una povera sedicenne di Milano, una pendolare dello studio come tante altre coetanee.

Gli autori del fatto due nordafricani, uno dei quali probabilmente la stava seguendo da tempo sui social media (Facebook) ed al quale lei aveva rifiutato l’approccio personale.

Nell’ accaduto la ragazza ha riportato una prognosi di trenta giorni per traumi vari, alla testa, alla schiena e al bacino, nonché la frattura di una costola; sulle prime la ragazza, presa dalla vergogna, ha taciuto tutto, ma quando si è sentita male in classe ha trovato finalmente il coraggio di farsi accompagnare in ospedale e raccontare, prima ai medici e agli psicologi e poi alla polizia, la brutta avventura.

Al di là dei commenti politici, fra chi chiede la castrazione chimica per gli autori del fatto, chi accusa indiscriminatamente tutti gli immigrati, e chi, da parte opposta, tende a minimizzare se non addirittura a colpevolizzare le vittime per il loro comportamento induttivo, ci si deve chiedere se si sarebbe potuto fare qualcosa per prevenire.

Le nostre città sono sempre meno sicure e la percezione dei cittadini è di non essere adeguatamente protetti di fronte a tutti quei fenomeni che mettono a rischio la sicurezza personale.

Specialmente le donne sono soggette a rischi concreti di aggressione ai quali si aggiunge una insicurezza diffusa, spesso non oggettiva, ma non per questo meno importante, per la tranquillità personale.

Alcuni ambienti urbani (le stazioni ferroviarie, le zone di periferie poco illuminate, i luoghi con aggregazioni eccessive, i mezzi pubblici, i parcheggi sotterranei) mettono a disagio chi vi si trovi, soprattutto nelle ore notturne.

Tornando a casa si rischia poi di trovare la porta aperta e il ladro all’interno: cosa fare?

Fermi al semaforo rosso qualcuno ci spacca il vetro e ci prende la borsa: come reagire?

Si può dire che fra eventi criminali di vario tipo ed eventi terroristici, gli ambienti urbani di tutta Europa sono senz’altro divenuti luoghi a rischio; si rischia l’incolumità, se non la vita, andando in discoteca, passeggiando sulla spiaggia, recandosi a sentire un concerto, andando a mangiare la pizza, facendo acquisti in un centro commerciale, entrando in un aeroporto, andando in chiesa a pregare, viaggiando su un treno o su una metropolitana, insomma in un qualsiasi momento della propria vita quotidiana in una città, tanto più se si è donna.

E’ possibile fare qualcosa anche a livello personale?

Ci si può tutelare indipendentemente da quello che lo Stato già sta facendo?

Specialmente le donne, possono adottare qualche strategia di prevenzione che minimizzi il rischio di rimanere vittime di eventi criminosi se non di atti di terrorismo?

Sicuramente si, basta partire da alcune osservazioni.

Fra le varie teorie criminologiche, la RAT, routine activity theory, può essere utile per interpretare i reati con particolare riferimento a quelli di tipo predatorio, i più comuni, fornendoci alcuni elementi utili per la prevenzione; secondo questa teoria, affinché un crimine avvenga, vi deve essere una convergenza temporale e spaziale di almeno tre elementi principali:

  • l’autore (potenziale) del crimine;

  • un obiettivo adeguato;

  • l’assenza di un guardiano efficace.

Mentre il probabile criminale si può assumere come elemento fisso, gli altri due elementi possono essere assunti come elementi variabili e dunque elementi sui quali si può agire in senso preventivo.

In particolare riguardo al guardiano efficace, che è la chiave principale della prevenzione: il ruolo può essere svolto da elementi vari, sia umani che non, sia volontari che involontari. Un “guardiano” può quindi essere costituito da un portiere, da una casalinga che si affaccia alla finestra, da un collega di lavoro, da una vera e propria guardia armata, ma anche da un antifurto, una luce accesa, comunque daqualcuno o qualcosa che con la propria presenza può potenzialmente scoraggiare il crimine. Molto spesso il ruolo di “guardiano” non è intenzionale; peraltro anche quando è involontario, ha un impatto preventivo molto potente, come è stato dimostrato dai dati statistici.

La teoria dunque ci indica che si può prevenire l’accadimento criminoso diminuendo la nostra adeguatezza come obiettivo (esempio: se tengo la borsa aperta con il portafoglio in bella vista sono sicuramente più adeguata per essere derubata, rispetto a chi tiene la borsa chiusa e magari il portafoglio in altra sede), e procurando che sia presente guardiano efficace.

Banale a dirsi a posteriori, ma se sul treno dove la ragazza è stata violentata fosse stato presente un controllore, o anche altri viaggiatori, sicuramente il fatto non sarebbe avvenuto.

Quanto sopra riguardo la prevenzione degli eventi criminosi in generale; oggi si corrono però rischi anche riguardo alla possibilità di rimanere vittima di eventi terroristici.

Su questi ultimi si può osservare come il terrorismo abbia mutato i parametri di scelta dei luoghi e delle circostanze rispetto al passato, e che risultano essere, sinteticamente, i seguenti:

  • luoghi affollati o con notevoli aggregazioni di persone a distanza ravvicinata. Il terrorista o i terroristi non colpiscono in luoghi dove non abbiano la possibilità di uccidere, con lo stesso atto, molte persone;

  • luoghi comuni del vivere occidentale, ma non luoghi simbolo della comunità. Vengono presi di mira luoghi comuni di aggregazione, come sale da concerti, teatri, sale da ballo, ristoranti, pizzerie, mercatini di Natale, chiese;

  • luoghi privi di uno serrato controllo di polizia. Tutti i luoghi teatro degli ultimi accadimenti erano privi di stretti controlli di polizia;

  • luoghi e circostanze adatte all’utilizzazione di strumenti della vita quotidiana utilizzati come armi improprie, oppure di IED (Improvised Explosive Device).

Si può osservare come gli eventi terroristici accadano in precondizioni spesso di tipo opposto rispetto a quelle nelle quali avviene l’evento criminoso comune (esempio: il terrorista colpisce ove vi sono grandi aggregazioni di persone, il criminale preferisce colpire dove vi sono poche persone per agire indisturbato).

Possiamo allora azzardare alcune azioni di riduzione dei rischi di rimanere vittime di un crimine o di un evento terroristico, con particolare riferimento alle donne?

Certamente, e dunque:

  1. in tutti gli ambienti urbani nei quali ci si muove, procurare che sia sempre presente un “guardiano” efficace. Ad esempio non sedersi in scompartimenti del treno dove vi siano solo una o due persone di sesso maschile, delle quali non si comprende la lingua, oppure sistemarsi dove vi sono sia uomini che donne;

  2. se si devono frequentare per necessità determinati luoghi come stazioni ferroviarie, stazioni di metropolitana, aeroporti, si faccia in modo di frequentarli negli orari meno usuali e non nelle ore di punta di massimo affollamento;

  3. nelle grandi e medie città evitare i luoghi eccessivamente affollati o per lo meno quei luoghi affollati dove non vi siano stretti controlli di polizia;

  4. non stare mai vicini a oggetti come cestini dei rifiuti, cassonetti portarifiuti, altri tipi di contenitore presenti su strada che possano nascondere ordigni, così come non stare vicini a valigie lasciate incustodite anche per brevissimo tempo;

  5. se ci si trova su un mezzo di trasporto come il treno si cambi posto periodicamente, cercando di recuperare posti ove sia disponibile un “guardiano” efficace e qualora ci si senta assolutamente non sicuri si vada in cerca del personale di controllo;

  6. prestare sempre la massima attenzione all’ambiente nel quale ci sta muovendo e allontanarsi dall’area o dal locale nel quale ci si trova al minimo segno che la situazione stia per divenire pericolosa o anche al momento che si abbia il solo sospetto che qualcosa possa accadere (esempio: si notano individui strani che si lanciano segni d’intesa, oppure si vede qualcuno che lascia una valigia incustodita e si allontana velocemente);

  7. avvertire sempre e comunque un organo di polizia, meglio una volta in più che una in meno, di ogni cosa possa risultare sospetta;

  8. meglio evitare a priori le situazioni piuttosto che dover reagire. Il rapporto di forze non solo spesso è impari ma gli aggressori hanno dalla loro il fattore sorpresa che normalmente procura nelle vittime uno stato di shock che impedisce loro di reagire adeguatamente nei primi momenti dell’evento.

Infine, anche se è sempre meglio prevenire, può essere utile avere a disposizione uno spray al capsicum (peperoncino), procurando di averlo non scaduto e di frequentare prima un breve corso per apprenderne l’uso corretto.