– di Nadia Fondelli –
C’era una volta. Ogni fiaba inizia così. Finale bello o brutto che sia.

Quella che vi raccontiamo a dire il vero ha un finale già deciso, netto e perentorio sulla carta, ma per fortuna, e questo ci fa ben sperare, difficile da attuarsi.
La trama, che già era nata male, si è fatta contorta, difficile, spinosa e quel finale promesso in sei mesi, è ben lontano dal compiersi.
Proprio perché scritte per bambini le fiabe hanno la caratteristica di essere talvolta ingenue come se l’autore si fosse totalmente identificato nel lettore tirando fuori il bimbo che è in ognuno di noi.
Ed è passato un anno e mezzo da quando, con legge delega del gennaio 2015 più nota come legge Madia o riforma della pubblica amministrazione, si è pensato, con un colpo di spugna e in nome di un ‘ipotetica razionalizzazione delle spese, di cancellare il Corpo Forestale dello Stato per accorparlo nei Carabinieri e costituire così un polo unico di eccellenza della tutela ambientale.
Come se non fosse vero che il Corpo Forestale dello Stato, nato nel 1822 sia il più antico del nostro Paese e l’unico da sempre specializzato solo nella tutela del territorio e dell’ambiente. I gloriosi Carabinieri sono infatti di epoca risorgimentale e molto più recente è poi è la nascita al loro interno di nuclei e sezioni speciali che di fatto svolgono funzioni fotocopiate ai forestali.
Al lettore della fiaba viene dunque naturale pensare che, se le razionalizzazioni o per meglio dire i tagli alle spese statali sono le benvenute, perché non tagliare dove non esiste professionalità e le assunzioni oltre che sovrastimate sono indubbiamente clientelari e parlo, ad esempio, degli oltre 10mila operai forestali della Calabria e oltre 26 mila della Sicilia?
La giovane ministra Madia di un giovanilistico governo che aveva stabilito che la riforma si sarebbe fatta in sei mesi forse ha prima tirato il sasso e poi nascosto la mano?
Probabile che qualcuno le abbia fatto notare che non si può forzatamente militarizzare un corpo civile e che la questione sia peraltro vietata dall’articolo 52 della nostra Costituzione e che
piazzare” gli 8500 professionisti della tutela ambientale non sia cosa facile.
128 in Polizia, 190 nella Guardia di Finanza, 390 ai Vigili del Fuoco, 47 al Ministero delle politiche agricole, ma rimangono in ballo oltre 7000 persone che non si può genericamente ricollocare nella pubblica amministrazione facendo loro perdere la dignità e le competenze acquisite alla faccia di ogni buon senso.
La fiaba può avere un finale diverso e forse il governo, incartatosi da oltre un anno e mezzo da una di quelle questioni che ingenuamente considerava facili come una corsa ai giardinetti, lo sta capendo.
Depotenziare il Corpo Forestale dello Stato che, per chi non lo sapesse indaga autonomamente e riferisce direttamente al magistrato, facendolo assorbire dai Carabinieri e sottoponendolo a gerarchia militare è pratica pericolosissima.
Le nostre divise del tradizionale colore “forestale” non sono solo (e il solo ha significato paradossale) quelle che spengono gli incendi, combattono il bracconaggio e i piromani, proteggono le specie animali protette e fanno lotta senza quartiere al traffico degli animali, ma sono soprattutto in prima fila contro le discariche abusive, i rifiuti tossici, gli inquinamenti dei fiumi, gli abusi edilizi.
Insomma gli ecoreati che fanno sempre capo alle ecomafie sono il loro pane quotidiano.
Facendo finta che questioni tipo “terre dei fuochi” non dicano niente basta leggere il rapporto di Legambiente sulle ecomafie del 2014 per avere un quadro della questione.
Nel 2014 sono stati accertati oltre 29.293 reati in campo ambientale, circa 80 al giorno che hanno fruttato oltre 22 miliardi di euro con un business in aumento di 7 miliardi di euro rispetto all’anno
precedente.
Numeri che fanno tremare i polsi, ma la Ministra e il Governo quando hanno iniziato a scrivere questa fiaba ci avevano pensato?
Di certo ad oggi sappiamo solo che, nell’attesa che si capisca come applicare la legge delega e con le minacce concrete di ricorso al Tar per anticostituzionalità e alla Corte Europea per violazione dei
diritti dell’uomo, si è pensato di regalare le divise smesse dai forestali al corrispondente corpo di Macedonia e, notizia di soli pochi giorni fa, si sta studiando un decreto legislativo per imporre la militarizzazione coatta ai forestali con tanto di “corso di deontologia militare” incluso.

A noi rimane la speranza di leggere un finale diverso, perché vogliamo un futuro migliore per i nostri figli.